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Corriere del Veneto

25 Juli 2015

Il dibattito

Partite a calcio e lezioni di italiano, l'altra faccia del Veneto che accoglie

La politica non getti benzina sul fuoco

 
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Professori in pensione che insegnano l'italiano ai migranti con tanta pazienza, studenti universitari che chiedono di farci amicizia, le partite di calcio della Caritas per favorire l'integrazione. Il volto del Veneto è anche questo.
Le porte delle strutture ospitanti non sono varcate solo dai profughi in fuga. Centinaia i «toc toc» dei veneti generosi che in qualche modo vogliono dare un contributo, con la loro esperienza o semplicemente con la loro forza di volontà, perché il fuoco che ha bruciato mobili e materassi a Quinto di Treviso, rischia di cancellare l'altra faccia della medaglia. «È opportuno riflettere. Il Veneto ha i geni dell'accoglienza nel suo Dna - ha detto ieri Alessandra Coin, della Comunità di 
Sant'Egidio, all'incontro organizzato dalla Caritas e dalla Cisl -. Pensiamo ai missionari veneti partiti per l'Africa e alla nascita della Caritas a Padova».

Sul piatto ieri quel «stanno africanizzando il Veneto» del governatore Luca Zaia. «La responsabilità di ogni politico è di non buttare benzina sul fuoco», ha sottolineato Franca Porto, segretaria generale Cisl Veneto. Ad oggi, si è sottolineato, nessun caso di terroristi arrivati in barcone e i reati penali compiuti dai profughi sono rarissimi.
«Sono musulmano ma sto bene qui, possiamo vivere tutti insieme» ha detto il maliano Bouba Kar che ora vive a Padova. Poi, non è vero che giunti qui, non ricambiano. A Padova distribuiscono la cena ai senzatetto, aiutano gli anziani e nella Riviera del Brenta si stanno dando molto da fare. C'è di più: i profughi accolti nelle strutture nella nostra Regione sono 5.142, mille in meno di quanto previsto dal piano nazionale di ripartizione. I Paesi che nel 2014 hanno ospitato il maggior numero di rifugiati sono: Germania (455mila), Francia (309), Svezia (226). Gli sbarchi nel 2014 sono stati 170.100, 59.606 nel 2015, gran parte dall'Eritrea, dalla Somalia e dalla Siria. «Si stima che intorno al 2050, 250 milioni di persone usciranno dal proprio habitat naturale verso situazioni climatiche migliori», ha detto don Marino Callegari, della Caritas di Chioggia annunciando i «migranti ambientali. In Bangladesh le alluvioni portano via la terra agli agricoltori»


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