Il 3 novembre ricorre un triste anniversario, quello della retata alla sinagoga di Genova che segna l'inizio del periodo delle deportazioni razziali dalla città, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale. Dopo le prime operazioni antiebraiche naziste, avvenute contestualmente all'occupazione dell'Italia e la retata nel ghetto romano del 16 ottobre 1943, nel novembre seguente gli occupanti effettuano arresti di massa nei templi e nelle sedi delle comunità ebraiche di Firenze, Milano, Torino, Siena e Bologna.
A Genova, il 2 novembre 1943, due militari nazisti fanno irruzione al tempio e arrestano il custode, Albino Polacco, costringendolo, sotto la minaccia delle armi, a convocare telefonicamente in sinagoga i correligionari per il giorno successivo.
La trappola viene in parte sventata dall'intervento di due soccorritori che agiscono spontaneamente e indipendentemente tra loro, riuscendo ad avvertire molte persone del pericolo. La mattina del 3 novembre vengono prelevate nel tempio 8 persone a cui si aggiunge l'intera famiglia del custode di cui fanno parte anche due bambini. I nazisti si impossessano inoltre degli elenchi degli iscritti alla comunità; così dalla sera stessa hanno inizio gli arresti nelle abitazioni e nei luoghi di lavoro.
Anche il rabbino capo di Genova, Riccardo Pacifici che, pur accolto in un rifugio messogli a disposizione dell'Arcivescovado, continua ad esporsi per assistere i correligionari, viene arrestato e morirà, come la moglie, in deportazione. In totale i deportati per motivi razziali, residenti o di passaggio a Genova nel periodo indicato, sono 210, solo in 13 sopravvivranno ai campi di sterminio. In un articolo del 1993 su questo giornale, lo storico Antonio Gibelli lamentava con ragione l'oblio in cui questa pagina di storia era caduta. Dopo più di vent'anni, oggi, possiamo affermare che la storia della persecuzione degli ebrei genovesi sia entrata a far parte della memoria della città.
Questo risveglio di attenzione si inserisce nel mutato clima nazionale; in particolare, a partire dal 2000, l'istituzione del "27 gennaio Giorno della memoria" ha dato impulso a iniziative che hanno centrato l'obiettivo di coinvolgere la cittadinanza e di inserire la Shoah nella memoria collettiva e nello stesso paesaggio urbano. Tra queste si segnala la marcia organizzata dalla Comunità di Sant'Egidio in collaborazione con Comunità Ebraica di Genova e Centro culturale Primo Levi, che partirà da Galleria Mazzini - teatro dell'arresto del rabbino Pacifici - alle 17,30 di domani.
Sono ormai 5 anni che ogni 3 novembre una lunga fila di persone si avvia in silenzio, alla luce delle fiaccole, percorrendo la strada che dalla Galleria porta alla sinagoga, sulle orme delle vittime di quel tragico giorno, tributando un dolente e vivo omaggio alle tante vite spezzate dalla macchina persecutoria nazifascista. Il coinvolgimento nella cerimonia di tanti giovani e dei migranti ospiti dei centri di accoglienza cittadina è, inoltre, segno tangibile del valore civile della memoria storica, strumento irrinunciabile per guardare alla complessità del presente con consapevolezza e profondità e costruire una cittadinanza attiva, aperta al mondo e al futuro.
Chiara Dogliotti
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