I "profughi di Francesco" già a scuola d'italiano

I dodici siriani portati a Roma da Bergoglio

All'arrivo nella casa della Comunità di Sant'Egidio che li ospita nel rione Trastevere, una grande festa con una «cena siriana», ma con l'aggiunta di specialità italiane «che hanno gradito moltissimo». Ieri, le prime fasi dell'adattamento alla nuova vita e alla realtà circostante tra cui già l'iscrizione alla scuola di italiano, qualche visita medica per i bambini, le telefonate dei parenti da ogni dove, meravigliatissimi di averli visti in tv, niente meno che con il Papa. E tanti, tanti ringraziamenti al Pontefice. Sono trascorse così le prime 24 ore a Roma per i dodici profughi siriani, tutti musulmani, tre famiglie con sei bambini e ragazzi, che Francesco ha portato con sé ieri sul volo di ritorno dall'isola greca di Lesbo.
I presenti descrivono come «una bellissima festa» quella con cui le tre famiglie, stanchissime, ancora un po' disorientate ma felici, sono state accolte nella struttura di Sant'Egidio. «Una cena siriana, preparata da altri nostri ospiti venuti a Roma con i corridoi umanitari, e offerta da un ristorante siriano», racconta Daniela Pompei, responsabile del servizio della Comunità con i migranti, andata nei giorni scorsi a Lesbo in avanscoperta per mettere in pratica il desiderio del Papa di portare con sé un gruppo di rifugiati e che poi li ha accompagnati nel volo verso Roma.
Poi, finito il primo clamore, praticamente distrutti dalla stanchezza, tutti a letto negli alloggi loro riservati nella struttura. «La loro vita è cambiata in poche ore», sottolinea Daniela.
Ieri, dopo il riposo, la prima incombenza è stata l'iscrizione alla scuola di italiano per stranieri, che Sant'Egidio gestisce a Roma da trent'anni: l'integrazione passa anzitutto dalla lingua. E bisogna sentirlo, il bimbo di due anni che già ripete tutte le parole in italiano.


[ Fausto Gasparroni ]