«A volte mi sento inadeguato di fronte al loro dolore»

L'impegno dell'universitario per la carità
Le vere barriere sono altre come i disagi dei tanti poveri di Catania

Salvatore Bruno ha 24 anni e studia Giurisprudenza. L'Università lo impegna parecchio, ma non manca mai all'appuntamento con la comunità di Sant'Egidio. «Faccio parte del gruppo dei "Giovani per la pace" - racconta - e un obiettivo comune è agevolare l'integrazione dei migranti, perché la solidarietà parla un'unica lingua, quella della carità. Uno dei momenti più importanti, per me, è capire le necessità della persona che ho davanti. È impossibile ignorare i suoi dubbi, le sue difficoltà. A volte mi sento inadeguato rispetto al dolore che queste persone esprimono. Poi il disagio svanisce e si dissolve nell'eco di una risata».
«Aiutare chi ha vissuto un'esperienza traumatica come quella dell'immigrazione - prosegue - immette in una realtà delicata anche perché ci si relaziona con persone che parlano un'altra lingua. Ma anche questo deve essere momento di relazione. Tutti insieme mescoliamo le nostre conoscenze linguistiche e, goffamente, cerchiamo di imbastire un discorso comprensibile. Il divertimento è assicurato. In questi giorni stiamo cercando di dire addio alle frontiere umane, fisiche ed esistenziali che spesso sbarrano il passaggio all'amicizia e alla simpatia tra persone e popoli diversi. Le vere barriere sono altre: i disagi dei tanti poveri di Catania e ancora le difficoltà dei migranti per arrivare nella "terra promessa». Se molti altri miei coetanei entrassero a contatto con queste realtà, arricchirebbero sé stessi ma anche la società»
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[ P.C. ]