«La vecchiaia non è naufragio ma occasione straordinaria di vita», forza «per la Chiesa e la società». A dirsene convinto, ieri sera nella basilica romana di Santa Maria in Trastevere, è monsignor Vincenzo Paglia (nella foto), presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia e già parroco della stessa basilica e assistente spirituale della Comunità di Sant'Egidio. Monsignor Paglia è intervenuto alla prima presentazione de «La forza degli anni. Lezioni di vecchiaia per giovani e famiglia», curato da don Gino Battaglia, direttore Ufficio nazionale Cei per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso (ed. Mondadori 2013), e pubblicato da Sant'Egidio in occasione del 40° di attività con gli anziani: non uno «scarto», è stato ribadito nel corso dell'incontro, bensì una risorsa. Non più «patriarchi», piuttosto «profeti», a condizione che ne venga combattuta la solitudine e valorizzato il «protagonismo». «Da 40 anni Sant'Egidio ha stretto un'alleanza con gli anziani, a Roma e poi in tutto il mondo.
Oggi la vecchiaia si presenta spesso come un naufragio dell'esistenza, una di quelle periferie esistenziali di cui parla Papa Francesco»; richiede un accompagnamento «fatto di spiritualità, solidarietà ed elaborazione di percorsi possibili», dice inaugurando i lavori don Gino Battaglia. Anzitutto, precisa Giuseppe De Rita, presidente del Censis, superando l'attuale «visione dell'anziano come scarto, attraverso il primato della relazione e dell'amicizia». Riconoscergli inoltre una «funzione di profezia e modello di accoglienza e gratuità serve a tutti noi per difendere figli e nipoti dai loro principali nemici». L'anziano, secondo De Rita, è infatti «antidoto alla sopravalutazione dell'io e all'autocentratura del giovane, è profetico nel dirgli: tu sei solo una parte del mondo non sei il tutto». L'anziano dice al giovane, «prigioniero a tutti i costi del nuovo: il nuovo è importante ma lo è anche la fedeltà a ciò che è stato». Contro il terzo «nemico», il mito del successo, l'anziano testimonia che non è questo a «rendere la persona meritevole, ma ciò che essa è e ciò che ha fatto».
Allo stesso modo «l'età vale fino ad un certo punto; ciò che vale è quanto si è fatto. Siamo noi che facciamo il tempo e diamo senso alla storia». Concorda il fondatore di Sant'Egidio, Andrea Riccardi: «La storia misura la vita molto più del tempo, ma senza anziani non c'è storia». L'assenza di senso di milioni di vecchi, avverte, «non è un fenomeno secondario; non è drammatico solo perché l'anziano, a differenza del giovane, non si fa aggressivo», e la globalizzazione ne ha fatto «un problema mondiale, con il passaggio in alcune aree del continente africano da una cultura di rispetto per il vecchio ad accuse di stregoneria, quando non anche alla sua eliminazione». Riccardi auspica un risveglio di coscienza sociale, ed «un impegno dei cristiani in questo senso»: «ci scandalizziamo per la corruzione o lo spreco di soldi pubblici, ma non per l'uomo o la donna che muoiono di freddo in strada». «Occorrono occhi e cuori che vedono realmente.
Papa Francesco è certamente su questa scia», osserva mons. Paglia. Sulla centralità della «relazione» ritorna il demografo e neosenatore Gianpiero Dalla Zuanna: «anziani non come numeri, ma persone con cui camminare». Così l'esperienza dei 40 anni di Sant'Egidio «diventa proposta politica per una nuova sinergia istituzioni-volontariato», ad esempio attraverso il sostegno alla domiciliarità o all'umanizzazione degli istituti. Un terreno poco frequentato, quello della vecchiaia, non solo da politica e media, ma anche «dai religiosi», nonostante la maggior parte delle case di riposo sia gestita da congregazioni, fa notare suor Mary Melone, prima donna decano della Facoltà teologica dell'Antonianum. «Facciamo fatica - ammette - a dare priorità alla riflessione sulla vecchiaia che per noi consacrati non è disagio legato a povertà e solitudine, ma piuttosto momento di verità, perdita di protagonismo, insignificanza». Realtà che dovrebbero insegnare «che la debolezza è forza perché piena disponibilità alla potenza di Dio». Opportuno quindi «anche per i consacrati richiamare la 'profezia' della vecchiaia, dei valori autentici che assicurano la saggezza e la speranza».
Giovanna Pasqualin Traversa
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