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May 29 2015

Per creare una cultura di pace

Cosa possono fare le religioni

 
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Sulla base delle statistiche, le religioni hanno un potenziale immenso nel contribuire a creare una cultura di pace, e in verità tali statistiche suggerirebbero che le religioni dovrebbero essere in prima linea in questo impegno. Esse hanno un ruolo importante nel promuovere quei valori che sono essenziali nel creare una cultura di pace. Pertanto, i loro leader hanno una responsabilità particolare nell'affermare la tolleranza e la riconciliazione e nel rigettare l'uso errato della fede come giustificazione della violenza.
Le due guerre mondiali del ventesimo secolo hanno lasciato profonde ferite nell'umanità, ma esse sono state pure uno stimolo per creare istituzioni intergovernative che promuovono e salvaguardano la pace. Nella visita alle Nazioni Unite nel 1965, Papa Paolo VI rese omaggio al loro compito di edificatrici di pace: «L'Onu è la grande scuola per questa educazione. Siamo nell'aula magna di tale scuola; chi siede in questa aula diventa alunno e diventa maestro nell'arte di costruire la pace. Quando voi uscite da questa aula il mondo guarda a voi come agli architetti, ai costruttori della pace. E voi sapete che la pace non si costruisce soltanto con la politica e con l'equilibrio delle forze e degli interessi, ma con lo spirito, con le idee, con le opere della pace. Voi già lavorate in questo senso. Ma voi siete ancora in principio: arriverà mai il mondo a cambiare la mentalità particolaristica e bellicosa, che finora ha tessuto tanta parte della sua storia? È difficile prevedere; ma è facile affermare che alla nuova storia, quella pacifica, quella veramente e pienamente umana, quella che Dio ha promesso agli uomini di buona volontà, bisogna risolutamente incamminarsi; e le vie sono gia segnate davanti a voi; e la prima è quella del disarmo» (Discorso all'assemblea generale delle Nazioni Unite, 4 ottobre 1965).
Come aveva notato Paolo VI, la pace è edificata non soltanto con mezzi politici ma anche con le nostre menti e le nostre idee. Siamo chiamati a riflettere, e alla luce delle nostre tradizioni religiose a edificare un'etica. A tale proposito, una cultura della pace non dovrebbe essere ridotta al pacifismo. Come Papa Francesco ci ha ricordato durante il viaggio di ritorno dalla Corea lo scorso anno, di fronte al male è legittimo fermare l'ingiusto aggressore. Ma al fine di determinare cosa è giusto o ingiusto, la religione ha un ruolo particolare nel fornire la cornice etica e morale di tale riflessione.
Un altro aspetto dell'edificazione della pace, notò Paolo VI, sono le «opere», che caratterizzano i molti movimenti religiosi fondati nell'immediato secondo dopoguerra, basati sul bisogno di promuovere la riconciliazione fra nazioni e popoli.
Uno di questi movimenti, nella tradizione cattolica-cristiana, è Pax Christi, fondato in Francia nei mesi precedenti la fine della seconda guerra mondiale da Pierre-Marie Théas, vescovo di Montauban, nel sud della Francia, e da una laica, Marthe Dortel-Claudot. Il modo in cui giunsero a fondare Pax Christi è una testimonianza rimarchevole del ruolo positivo che la religione può giocare. Il vescovo Théas, imprigionato nel 1944 per la sua protesta contro la deportazione degli ebrei francesi, incoraggiò i compagni di prigionia a pregare per i loro carcerieri. Non sorprende che la sua predicazione di perdono e riconciliazione non sia stata facilmente accolta dai compagni di prigionia. Dopo il suo rilascio, il tempo trascorso nel campo di prigionia lo influenzò profondamente e gli fece comprendere intimamente quanto fosse difficile per la gente perdonare i propri nemici. Marthe Dortel-Claudot, sposa e madre di famiglia, nonché cattolica profondamente devota, mentre si avvicinava il Natale del 1944, fu spinta a pregare per le sofferenze del popolo tedesco. Scrisse nel suo diario: «Gesù è morto per tutti. Nessuno dovrebbe essere escluso dalla preghiera di un altro». Con l'incoraggiamento del parroco, formò un piccolo gruppo di preghiera per elevare orazioni per il popolo tedesco e per la pace fra la Germania e la Francia. Nel marzo del 1945, cercò il sostegno del vescovo Théas per la «Crociata di preghiera» per la Germania, che avrebbe in seguito assunto il nome di Pax Christi.
Il vescovo Théas e Marthe Dortel-Claudot furono ispirati dalle loro convinzioni religiose, secondo le quali la pace arriva attraverso il perdono, la riconciliazione e la preghiera per i propri nemici. Le iniziative di preghiera dei gruppi dí Pax Christi, che si diffusero rapidamente attraverso la Francia e la Germania, hanno contribuito non poco alla riconciliazione franco-tedesca nel dopoguerra.
Vi sono molti altri esempi di movimenti e di individui che sono stati ispirati dai valori della fede religiosa nella promozione della pace. Il ruolo di Marthe Dortel-Claudot nel fondare Pax Christi è un potente promemoria di come le persone credenti abbiano un ruolo e una responsabilità in questo ambito, nelle proprie famiglie, nei posti di lavoro e nelle comunità. L'esempio di Marthe Dortel-Claudot e di innumerevoli uomini e donne di fede è la risposta alla domanda su dove dovrebbe iniziare la creazione di una cultura di pace: essa comincia con ciascuno di noi e riafferma che la testimonianza personale e la preghiera dei singoli membri di una comunità di fede può trasformare.
Il contributo più importante e specifico che le religioni possono dare è il dono della preghiera, specie quella per i propri nemici, e ciò è il più grande atto di carità che trasforma l'odio in amore e fa nascere la riconciliazione. Papa Francesco ha sottolineato che «la preghiera e il dialogo sono profondamente correlati e si arricchiscono a vicenda» (Messaggio di Papa Francesco ai partecipanti all'Incontro internazionale per la pace, organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio, Anversa, 7-9 settembre 2014). Mediante la potenza della preghiera e del dialogo, le varie tradizioni religiose possono dare un contributo specifico alla pace, associandosi all'"altro" nella preghiera. Esse promuovono il rispetto e il dialogo e, pertanto, sono maggiormente capaci di promuovere la cultura dell'incontro, di coltivare relazioni giuste e pacifiche fra persone e gruppi sociali, che sono fratelli e sorelle di un'unica famiglia umana.
La pace è un concetto centrale in tutte le religioni. Noi preghiamo per le benedizioni della pace, per il dono della pace. I cristiani sono coscienti che il primo dono offerto da Cristo risorto fu quello della pace. Egli ha salutato i discepoli con il dono della pace: «Pace a voi».
Riceviamo di nuovo il dono della pace di Cristo, ma il suo significato è quello di trasformare le nostre vite, così che a nostra volta ne diventiamo portatori nel mondo in cui viviamo.


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