«E' una enciclica che guarda anche ai poveri delle periferie romane e di tutte quelle grandi metropoli sedi di agglomerati-dormitori che generano degrado, isolamento, abbandono». Valeria Martano, insegnante di scuole primarie, impegnata nei programmi di inclusione di ragazzi in difficoltà, maestra volontaria della Comunità di Sant'Egidio nei campi rom e nelle baraccopoli romane, ieri in Vaticano è stata subito battezzata la "maestrina" della nuova enciclica di papa Francesco "Laudato sì". "Titolo" guadagnato sul campo essendo stata tra i relatori, accanto al cardinale Peter Turkson, del testo papale, focalizzando in particolare il legame che emerge tra le periferie metropolitane e il documento pontificio. «Il Papa - spiega - parla giustamente di ecologia integrale e, quindi, pone anche l'accento sulla qualità della vita delle grandi periferie. È un problema planetario, comune a tutte le aree metropolitane».
Dalle periferie romane, dunque, all'aula del Sinodo. Un bel salto compiuto con naturalezza, perchè la maestra della Sant'Egidio quando è chiamata a parlare di periferie e di insegnamento si sente sempre a suo agio. Come ha fatto presentando l'enciclica, un testo dove - spiega - è ben delineato «il dramma delle aree metropolitane, essendo un tema vissuto da Bergoglio nei sobborghi di Buenos Aires e che ora rivive a Roma da Papa. Come Comunità di Sant'Egidio gli siamo vicini in questa sua lotta all'esclusione perché veniamo, come tante altre realtà di volontariato, da anni di attenzione agli emarginati romani che difficilmente hanno accesso allo studio».
Sorprende, a parere dell'insegnante, «come il Papa in poche righe abbia messo a nudo la frattura sociale avvenuta tra i centri-vetrine e le periferie-isolate, come è successo a Roma, che ha uno dei centri storici tra i più belli al mondo, ma anche una fascia periferica lontana, priva di inclusione, senza servizi aggreganti, dove i giovani possono trovare sfogo solo davanti ad una Play station e gli anziani sono tenuti ai margini, come scarti. È su queste problematiche che il Papa ci invita a pensare e ad intervenire».
Orazio La Rocca
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