change language
you are in: home - press review newslettercontact uslink

Support the Community

  

Corriere della Valle

June 25 2015

Dibattito - Gli interventi di Gheda (Università), Pacifici (Croce Rossa), Ciani (Sant'Egidio) e Celi (Chanoux)

Rifugiati, migranti e diritto di Cittadinanza

 
printable version

«Rifugiati, migranti e diritto di Cittadinanza». Giustamente Paolo Ciani, responsabile servizi Rom e Sinti della Comunità di Sant'Egidio di Roma, ha sottolineato quanto fosse ambizioso il titolo della tavola rotonda svoltasi giovedì scorso, alle 17, nella sala delle Manifestazioni Regionali, in vista della Giornata mondiale del Rifugiato del 20 Giugno. «Ci vorrebbero tre conferenze, non una» ha aggiunto.
Inevitabilmente l'attenzione dei relatori, moderati da Giancarlo Civiero, Segretario generale della Fondazione Comunitaria della Valle d'Aosta, si è concentrata su uno dei tre temi. Laura Pacifici, Responsabile Croce Rossa Italiana per la Cooperazione Sanitaria Internazionale, ha raccontato la sua esperienza di direttore sanitario del Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo (CARA) di Castelnuovo di Porto, mantenendo sullo sfondo anche la vasta esperienza personale maturata nel settore della risposta sanitaria alle emergenze complesse internazionali anche in zone di conflitto con attività sia sul campo che di coordinamento prevalentemente nel Sud Est Asiatico ed in Africa Occidentale. Dall'esperienza italiana è nato anche un manuale di buone pratiche (che si può reperire sul sito della Croce Rossa) per la gestione dei Cara.
(....) Il modello di promozione del diritto alla salute per i richiedenti asilo al CARA di Castelnuovo di Porto, basandosi su un concetto "allargato" di salute e su un approccio di sistema con gli altri diritti umani, «è apparso decisamente innovativo alla tradizionale filosofia dell'accoglienza concepita a "compartimenti stagni" in cui ogni tassello (assistenza legale, assistenza sociale, ecc,) è gestito solo da specialisti del settore incapaci di comunicare tra loro».
Un problema di rappresentazione
Paolo Ciani ha sottolineato da subito come nel discorso pubblico italiano ci sia stato un problema di rappresentazione del fenomeno dei rifugiati e dei nuovi cittadini. «Un tema - ha spiegato - raccontato spesso in maniera fantasiosa e strumentalizzato politicamente. Al di là dei giudizi politici c'è stata una vera e propria predicazione dell'odio con il termine clandestini utilizzato spesso a sproposito e questo genera inevitabilmente cultura».
Ciani ha invitato tutti a fare lo sforzo di provare a guardare alla realtà vera e non quella mistificata. «Occorre prima di tutto fare una distinzione fra immigrato e rifugiato, anche in termini numerici. - ha precisato - Gli immigrati cioè coloro che giungono in Italia e in Europa per lavorare stanno diminuendo. Fino al 2013 in Europa í nuovi ingressi sono diminuiti di 300mila unità. Anche in Italia tra il 2007 e il 2013 ci sono stati circa 250mila presenze in meno. A fronte di questo c'è stata una crescita consistente di richiedenti asilo, cioè persone richiedenti protezione umanitaria, cioè persone che fuggono da situazioni di pericolo e chiedono protezione internazionale. E' una situazione molto oggettiva e naturale che - in un mondo in cui esistono oltre 40 Paesi che vivono situazioni di guerra e molti con una situazione relativa ai diritti umani precaria - gli abitanti di questi paesi cerchino di andare altrove per vivere meglio. Si tratta di fenomeni distinti, anche se questo è poco percepito dall'opinione pubblica italiana dove questo fenomeno è sempre stato raccontato attraverso l'immagine dell'invasione».
Ciani ha poi spiegato qual è la situazione europea anche per capire la crisi che l'Italia sta affrontando nel discutere con l'Europa la redistribuzione dei rifugiati. In Germania ci sono tra immigrati e rifugiati circa 7,7 milioni di presenze. In Spagna quasi 6, in Gran Bretagna quasi 5, in Italia più o meno 5 e in Francia 4,2. «Questi dati - osserva Ciani - vanno però analizzati tenendo conto del fenomeno delle naturalizzazioni. In Italia per tanti anni è cresciuto il numero di cittadini che continuiamo a definire immigrati, cioè di cittadinanza non italiana in quanto l'Italia non concede la cittadinanza italiana. In altri Paesi europei ci sono ormai da vent'anni molti più nuovi cittadini e quindi le cifre del numero assoluto di stranieri sono variate. In Italia abbiamo 800mila bambini nati in Italia che ancora non hanno la cittadinanza italiana».
Soffermandosi sul fenomeno dei rifugiati Ciani ha spiegato come circa il 60% delle persone arrivate in Italia provengono da paesi in guerra o con situazioni di violenza generalizzata: la Siria, l'Eritrea, la Somalia, la Libia, l'Iraq, la Nigeria, il Gambia e il Mali. Di conseguenza secondo le norme internazionali sono persone che meritano di essere riconosciute o come rifugiati o come meritevoli di protezione internazionale. Nel 2014 circa 220mila persone hanno attraversato il Mediterraneo e, secondo i dati dell'Onu, 3500 hanno perso la vita. Nello stesso anno in Italia sono sbarcate 170mila persone e soltanto 70mila sono rimaste.
Italia e Grecia sono i paesi più coinvolti nell'arrivo dei profughi via mare. «E qui - ha spiegato Ciani - c'è tutto il tema di Italia frontiera di Europa. Non va comunque dimenticato che l'Italia è dal 1990 che si trova ad affrontare simili problemi. Per primi gli albanesi che si riversarono sulle coste pugliesi: 21mila persone in due mesi. Anche allora si disse di tutto sugli albanesi. Erano i peggiori nella scala di gradimento di allora e si assodava a loro tutto ciò che è possibile dire di criminale. Oggi gli albanesi sono la seconda nazionalità in Italia per consistenza numerica e sono tra le meglio inserite. Poi arrivarono gli ex-jugoslavi, i somali, i kurdi-irakeni, gli afghani e ultimi tunisini e nordafricani dopo le primavere arabe».
Chi arriva invece oggi? Prima di tutto gli Eritrei che da 30 anni vivono una situazione politica folle, tragica. L'Eritrea è governata da un governo che commette sistematicamente crimini contro l'umanità: il dissenso è sistematicamente represso, la popolazione è costretta a lavoro forzato, a carcerazione arbitraria, a servizio militare a tempo indeterminato. Nel rapporto della Commissione d'inchiesta fatta dall'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani si legge che «gli Eritrei non sono governati dalla legge, ma dalla paura». Una situazione che secondo le norme internazionali prevederebbe per gli Eritrei che scappano una protezione che andrebbe garantita a prescindere dalle storie individuali. Gli Eritrei nel 2015 sono stati la prima nazionalità. Dal gennaio ad oggi sono arrivati in 11mila. Nel 2014 furono 34mila. I due naufragi piú grandi di fronte all'isola di Lampedusa coinvolsero soprattutto eritrei. Per Ciani è importante conoscere la storia di queste persone. «E' importante perché troppo spesso si parla di persone come se non fossero persone».
Un altro gruppo significativo sono i siriani che scappano da una guerra sanguinosa dove la popolazione civile è il principale obiettivo. Nel 2014 i siriani furono la prima nazionalità: 42mila persone. «Ora si sono ridotti - commenta Ciani - in quanto di solito si tratta di persone più ricche, colte, che cercano vie meno pericolose della traversata del Mediterraneo. Stanno cercando vie migliori per arrivare in Europa anche perché il loro obiettivo è arrivare in Svezia e in Germania. I Siriani inizialmente si sono concentrati nei paesi limitrofi, ad esempio il Libano, sperando che la guerra durasse poco. Ora cercano altrove e si tratta di trasferimenti familiari».
II secondo gruppo sbarcato nel 2015 sono i somali, il cui obiettivo è l'Olanda. Poi ci sono i nigeriani che invece vogliono fermarsi in Italia e la maggior parte sono cristiani. Poi ci sono i gambiani da oltre vent'anni governati da una dittatura sanguinosa e anche loro vogliono fermarsi in Italia. Infine i Maliani.
Ciani ha voluto anche dare alcune risposte ad alcuni luoghi comuni. «Si è sentito dire che i terroristi islamici si immischierebbero con i profughi. Cito in proposito l'ammiraglio De Giorgi, Capo di stato Maggiore della Marina, che ha dichiarato come ci siano tanti modi per entrare nel nostro Paese, ma l'intrufolarsi tra i migranti non appare come la scelta più saggia in quanto non si può portare armi, si è sottoposti ai controlli della polizia, isolati nei centri di accoglienza. Per l'ammiraglio nei barconi non ci sono i terroristi ma chi scappa dai terroristi».
In merito ai soldi è stato spiegato come gran parte dei soldi dei centri di accoglienza sono fondi per rifugiati messi a disposizione dall'Europa e che non possono essere spesi in altro modo. 35 euro al giorno. Di cui soltanto due al migrante mentre gli altri 33 restano all'indotto italiano che si occupa dell'accoglienza.
Per Ciani il problema più delicato appare quello della ridistribuzione. «Come Comunità di Sant'Egidio abbiamo fatto notare che uno dei nodi legati alla lunga permanenza dei richiedenti protezione internazionale nei Centri è quello delle commissioni territoriali di fronte alle quali devono comparire i richiedenti asilo. Queste Commissioni in Italia sono troppo poche e dilatano i tempi in maniera assurda. Ora forse si moltiplicheranno. E' chiaro che la lunga permanenza fa anche sì che i luoghi dove sono ospitati percepiscano una presenza come troppo lunga. Inoltre i migranti non possono in quel periodo inserirsi nella nostra società».
(....) Infine Paolo Gheda, Storico dell'Università della Valle d'Aosta, ha totalizzato la sua attenzione sul tema della cittadinanza. «Credo che il punto centrale sia la cittadinanza. Dobbiamo oggi davvero porci la domanda sul senso di appartenenza ad un progetto di Stato, di Nazione. Occorre trovare una soluzione adeguata sul senso di appartenenza civico e sul senso di riconoscimento che lo Stato deve dare alle persone che decidono di risiedere nel nostro Paese per necessità, per opportunità, per storie personali. E da questo punto di vista credo che il dibattito parlamentare degli ultimi tre anni abbia un significato. Va tenuto conto sia di un aspetto naturale che storico. Noi siamo una nazione nuova, e abbiamo costruito un patto recente, più recente di quello degli USA. Siamo un Paese che si è costruito sull'idea dello ius sanguinis, per ereditare ciò che i nostri padri hanno costruito. Credo che un modello interessante sia quello della proposta di legge Santerini-Marazziti, che si ispira allo ius culturae suggerito da Andrea Riccardi, cioè costruiamo un diritto di cittadinanza che in qualche modo venga desunto dalla volontà della persona di aderire ad un progetto di identità di un paese».


 ALSO READ
• NEWS
April 22 2017
ROME, ITALY

Pope Francis' prayer in memory of the martyrs of our time. Photogallery of the visit

IT | EN | ES | DE | FR | PT | HU
February 3 2016
ROME, ITALY

USA-Italy Migration Conference: Integration strengthens democracy and builds a common culture

IT | EN | ES | DE | FR | PT | CA
January 23 2016

New York Times on Humanitarian Corridors

January 14 2016
PERUGIA, ITALY

Immigration, inauguration of the first course for European mediators: building bridges against fear and exclusion

IT | EN | FR
December 15 2015

What are the humanitarian corridors? Interviewing Daniela Pompei

IT | EN | ES
October 2 2015
LAMPEDUSA, ITALY

Two years after the shipwreck of Lampedusa: we don't forget! The memories of the victims in an inter-religious ceremony

IT | EN | ES | CA
all the news
• PRINT
February 8 2018
SIR

Migrazioni: Pompei (Comunità Sant’Egidio), “nuove modalità di ingresso in Italia più flessibili ed efficienti”

February 1 2018
La Stampa

Quelle brandine nella chiesa con gli angeli di Bernini

December 10 2017
Avvenire - Ed. Lazio Sette

Senzatetto: un ostello per superare l'emergenza

November 30 2017
Corriere della Sera

Andrea Riccardi: Europa e giovani migranti, il futuro va creato in Africa

November 20 2017
Gazzetta di Parma

Tutti insieme per ribadire il «sì» all'accoglienza

November 3 2017
La Sicilia

«La Sicilia mediatrice di integrazione nel Mediterraneo»

all press releases
• NO DEATH PENALTY
October 10 2017

On 15th World Day Against the Death Penalty let us visit the poorest convicts in Africa

October 7 2015
UNITED STATES

The World Coalition Against the Death Penalty - XIII world day against the death penalty

October 5 2015
EFE

Fallece un preso japonés tras pasar 43 años en el corredor de la muerte

September 24 2015

Pope Francis calls on Congress to end the death penalty. "Every life is sacred", he said

March 12 2015
AFP

Arabie: trois hommes dont un Saoudien exécutés pour trafic de drogue

March 12 2015
Associated Press

Death penalty: a look at how some US states handle execution drug shortage

March 9 2015
Reuters

Australia to restate opposition to death penalty as executions loom in Indonesia

March 9 2015
AFP

Le Pakistan repousse de facto l'exécution du meurtrier d'un critique de la loi sur le blasphème

March 9 2015
AFP

Peine de mort en Indonésie: la justice va étudier un appel des deux trafiquants australiens

February 28 2015
UNITED STATES

13 Ways Of Looking At The Death Penalty

February 15 2015

Archbishop Chaput applauds Penn. governor for halt to death penalty

December 11 2014
MADAGASCAR

C’est désormais officiel: Madagascar vient d’abolir la peine de mort!

go to no death penalty
• DOCUMENTS
Comunità di Sant'Egidio

Cinque proposte sull’immigrazione

Appello al Parlamento ungherese sui profughi e i minori richiedenti asilo

Omelia di S.E. Card. Antonio Maria Vegliò alla preghiera "Morire di Speranza". Lampedusa 3 ottobre 2014

Omelia di S.E. Card. Vegliò durante la preghiera "Morire di speranza"

Nomi e storie delle persone ricordate durante la preghiera "Morire di speranza". Roma 22 giugno 2014

Le vittime dei viaggi della speranza da gennaio 2013 a giugno 2014

all documents

VIDEO PHOTO
14:27
Martin Schulz incontra i rifugiati a Sant'Egidio

484 visits

477 visits

443 visits

431 visits

1530 visits
all the related media