«Superare la distrazione, soprattutto da noi stessi, e vedere il mondo con occhi diversi». Asia Temporin, 18 anni, ha imparato a farlo guardando i segni della tristezza, della solitudine, della gioia e dell'attesa alternarsi sui volti degli anziani che va a trovare. «Ho iniziato quasi per caso, accogliendo l'invito di una ragazza, e oggi, dopo tre anni, al momento dei saluti ho sempre il nodo in gola e mi sembra di non fare mai abbastanza», racconta la studentessa che insieme al gruppo «Giovani per la pace» della Comunità di Sant'Egidio si dedica ai nonni che abitano nel centro storico di Frosinone, intorno alla chiesa dell'Annunziata.
«Stiamo con loro il sabato pomeriggio, li aiutiamo, andiamo a comprare le medicine o a fare piccole commissioni, ascoltiamo i loro racconti e ci sforziamo di condividere tutto, anche gli argomenti meno
piacevoli, come ad esempio quello della morte», spiega Asia sottolineando che l'incontro, o meglio «il legame forte di amicizia», non si limita a un solo giorno, ma diventa «uno stile» perché il pensiero corre inevitabilmente «a Sandro che sta sulla sedie a rotelle e se vuole andare a Messa ha bisogno di qualcuno che lo porti di peso giù per le scale, o a Maria che è sempre sola e non vede l'ora di stare con noi e prepararci dei buoni piatti». Questa, osserva, «è una grossa opportunità che permette di fare il bene, ma soprattutto di riceverlo».
Nel tempo, aggiunge la ragazza, «ho imparato l'ascolto e la pazienza e ho scoperto che stare con gli anziani aggiunge senso alla mia vita». «Sono sicura che Dio attraverso di me fa qualcosa di buono», sorride Asia. Del resto, «pregare non significa solo leggere un brano del Vangelo e alla fine dire amen, ma cercare di mettere in pratica quelle parole». Trasfigurando la realtà.
S.Car.
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