MELFI. Trascorrere 21 lunghissimi anni in un braccio della morte da innocente, convivendo con la paura di essere ucciso e con la rabbia di aver sprecato ingiustamente dietro le sbarre tutto il periodo della giovinezza.
È la terribile condanna subita da Curtis McCarthy, simbolo della lotta contro la pena capitale, che oggi sarà a Melfi per raccontare la sua storia agli studenti, in occasione dell'iniziativa «No Justice without life», promossa dal Comune di Melfi e dalla Comunità di Sant'Egidio, in programma nella sala consiliare «Nitti-Bovet», a partire dalle 10,30.
Il 30 novembre di ogni anno, dal 2002, si celebra infatti la Giornata «Cities for Life, Città per la vita/Città contro la pena di morte», la più grande mobilitazione abolizionista di livello internazionale.
All'incontro interverranno il referente della Comunità di Sant'Egidio Giuseppe Gabrielli, il sindaco e l'assessore all'Istruzione del Comune di Melfi, Livio Valvano e Lucia Moccia e il vescovo della diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa Gianfranco Todisco. Molto attesa è la testimonianza di Curtis McCarthy, 44 anni, condannato a morte da innocente per l'uccisione di una ragazza di sua conoscenza.
McCarthy, incarcerato a causa di prove fasulle, è stato liberato nel 2007, grazie alla prova del Dna, dopo 21 anni trascorsi nel braccio della morte di McAlester, in Oklahoma.
«Per i primi due anni provai una rabbia profonda, che via via si trasformò in frustrazione. Poi capii che dovevo reagire - afferma McCarthy - e iniziai a sfruttare tutte le possibilità che mi venivamo concesse per diventare una persona migliore, istruirmi, studiare, fare qualcosa per gli altri. Mi resi conto che il mio caso non era un'anomalia di un sistema perfetto, ma che anzi era abbastanza comune»
r.alba
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