Catania, giornate senza frontiere per i ragazzi sbarcati

Parte alla Playa la tre giorni «che istiga all'accoglienza» e alla memoria organizzata da Sant'Egidio. Coinvolge giovani italiani e i coetanei ospiti dei centri di accoglienza siciliani

«Dalla Sicilia mandiamo un messaggio all'Europa: noi siamo quelli dell'istigazione all'accoglienza». Si "autodenunciano" i ragazzi riuniti a Catania dalla Comunità di Sant'Egidio e dai Giovani per la Pace per il torneo "Tre giorni senza frontiere" (9-11 agosto). Arrivano da tutta Italia e da diversi centri d'accoglienza siciliani, compreso il Cara di Mineo, il più grosso d'Europa. In 800, tra giovani italiani e coetanei sbarcati nell'ultimo periodo, parteciperanno alla tre giorni di giochi, integrazione e divertimento, che inizia oggi a Catania. Si alterneranno tornei in riva al mare alla Playa con momenti di ricordo dei morti nel Cimitero Mediterraneo (nei primi sette mesi di quest'anno, il numero di arrivi è lo stesso del 2015, ma i deceduti sono aumentati del 26%). L'Iniziativa è arrivata alla terza edizione: nacque per ricordare, a un anno di distanza dal 10 agosto 2013, la morte di sei ragazzi annegati a pochi metri dalla spiaggia catanese. Intanto cresce il numero dei partecipanti.
Alla presentazione di ieri, Sant'Egidio ha riunito tanti attori dell' "istigazione all'accoglienza" catanese: la Guardia Costiera, il Comune con il vicesindaco, il sottosegretario all'Istruzione Davide Faraone, il presidente della Comunità islamica di Sicilia e lo sponsorUnicredit. Spiega l'imam Kheit Abdelhafid della Moschea della Misericordia, la più grande del Meridione: «Questa iniziativa si colloca in un percorso comune: abbiamo accolto insieme i profughi dopo gli sbarchi. Li abbiamo ospitati in moschea e gli amici di SantEgidio portavano cibo e vestiti. Con loro abbiamo imparato a piangere sulle salme dei morti sbarcate al porto. Il servizio ai profughi ci ha fatto avvicinare all'unità tra i credenti, aumentando l'amicizia tra le nostre comunità e divenendo dialogo interreligioso che costruisce in città la civiltà del convivere».
Al Palazzo della Cultura di Catania interviene anche Mohammed Kabba, ivoriano che vive nel Cara di Mineo e che fa parte del movimento Giovani per la Pace. Durante l'anno, insieme ai ragazzi catanesi, diversi richiedenti asilo politico svolgono attività di volontariato con Sant'Egidio. Spiega Mohammed: «Integrazione è inserirsi nella città e renderlo visibile. Noi aiutiamo i poveri di Catania e andiamo a trovare gli anziani. Così combattiamo la solitudine, la loro e la nostra allo stesso tempo».


[ Stefano Pasta ]