«Senzatetto al gelo, aprite la stazione»

L'appello. La Comunità di Sant'Egidio chiede aiuto: «Rischiano la morte, il Comune si mobiliti»
Al contrario di altri anni lo scalo resta chiuso nelle ore notturne più fredde

In questo momento sono circa ottanta. E ogni notte quando si addormentano non sanno se la mattina successiva si risveglieranno, perché rischiano di morire assiderati sotto i ripari di fortuna che improvvisano lungo i binari, in mezzo ai cespugli, o sotto i portici. I senza fissa dimora che non hanno un tetto dove trascorrere le ore più fredde, infatti, fino a oggi non hanno potuto ancora rifugiarsi all'interno della Stazione Ferroviaria che da mezzanotte e 40 e fino alle 4 passate rimane chiusa. Fino a un paio di anni fa in questo periodo dai Servizi Sociali del Comune partiva la richiesta al Questore, il quale a sua volta dava disposizioni alla Polfer affinché aprisse le porte agli indigenti, per i quali si allestivano anche dei giacigli di fortuna su brandine per tutto il periodo in cui la temperatura all'esterno si abbassa in modo significativo.
I volontari della Comunità di Sant'Egidio sono molto preoccupati per la sorte di queste persone: nei giorni scorsi hanno lanciato un sos per reperire coperte da dare appunto ai clochard e tantissima gente ha risposto. Nelle ultime notti particolarmente gelide, però, è emersa la necessità di dare a chi vive in strada dei sacchi a pelo che riparano meglio e soprattutto sono riutilizzabili e facilmente ripiegatili per essere riposti un una borsa di plastica, o in uno zainetto.
«Temiamo per la sorte di questi poveretti - conferma Alessandra Coin, responsabile appunto della Comunità di Sant'Egidio - perché abbiamo paura che qualcuno possa morire di freddo. Per questo lanciamo un appello al Comune, affinché si adoperi per l'apertura della Stazione durante la notte: qualche volta alla Polfer troviamo un poliziotto particolarmente sensibile che ci dà un aiuto e lascia entrare alcuni senza tetto. Altre volte no. Mi auguro che arrivi una buona notizia prima che si verifichi una disgrazia. Coloro che non hanno una casa dormono dove capita: noi la sera li aspettiamo a Casetta Borgomagno e poi facciamo dei giri nei posti dove sappiamo che si rifugiano, o in quelli che la gente ci segnala. Portiamo panini, brioches, bibite calde e appunto coperte. Ma non basta».
Qualche posto per dormire è a disposizione a Casa Gabelli, a San Lazzaro, ma è un po' scomoda e lontana dalla Stazione che è la zona in cui gravitano i clochard. «Altri posti sono stati attivati pure altrove - aggiunge Alessandra Coin - ma in questo momento l'ospitalità in Stazione è indispensabile. E va abbattuto il muro di diffidenza che a volte c'è nei confronti di queste persone da parte di chi ritiene che si tratti solo di tossicodipendenti, o alcolizzati. Purtroppo la crisi ha fatto sì che anche soggetti curati e ben vestiti, avendo perso il lavoro, siano oggi senza un'abitazione. L'altra notte abbiamo recuperato un uomo di 35 anni, rispettabile e con abiti eleganti, disperato perché da quando è disoccupato non ha più nulla, neppure un letto dove passare la notte. Lo abbiamo portato a Casa Gabelli e ha avviato le procedure per poter rimanere là in queste settimane. Altri invece si accampano lungo gli argini o sui binari, oppure in anfratti del centro storico. All'Arcella alcuni clochard si mettono sotto una tettoia, mentre altri si distendono sui marciapiedi sopra le grate da cui esce l'aria calda degli impianti di risaldamento. Purtroppo il margine tra povertà e normalità è sempre più labile, come abbiamo visto al pranzo dei poveri organizzato a Natale, quando al tavolo si sono sedute persone che fino a poco tempo fa non avevano certo problemi economici e che ora sono precipitate nel baratro. Persino un volontario che anni fa veniva con noi a distribuire i panini ora è in mezzo alla strada».
Chi è interessato a donare coperte o sacchi a pelo, oppure denaro per acquistarli, può chiamare i volontari al numero 3401427440, o rivolgersi al patronato dell'Immacolata in via Santa Maria in Conio il martedì, il giovedì e il sabato.


[ Nicoletta Cozza ]