«Coltiviamo la fedeltà alla storia»

Un centinaio di persone ieri alla marcia in ricordo degli ebrei deportati da Padova

Un centinaio di persone hanno partecipato, ieri sera, alla marcia silenziosa in memoria della deportazione degli ebrei di Padova. Il corteo da Palazzo Moroni si è snodato per le vie del centro, attraverso il ghetto. La Comunità di Sant'Egidio e la Comunità Ebraica di Padova celebrano la quinta edizione della marcia "Non c'è futuro senza memoria". Il 3 dicembre 1943 segna l'avvio di uno dei momenti più drammatici della storia di Padova: il prelevamento degli ebrei della città, in esecuzione dell'ordinanza n. 5 della Repubblica Sociale Italiana e l'apertura del campo di concentramento di Vo' Euganeo. Il 17 luglio 1944, i 47 internati del campo furono deportati ad Auschwitz. Solo tre donne tornarono a casa. «È pericoloso dimenticarsi che enfatizzare le diversità porta alla violenza e alla povertà sociale, fino ad arrivare a gravi situazioni» ha detto il vice sindaco Arturo Lorenzoni, «non dobbiamo sottovalutare alcun segnale. Progressivamente e a ogni livello si sta facendo spazio una preoccupante aggressività verso il diverso. Dobbiamo tornare a investire sui valori».
Hanno partecipato alla fiaccolata donne, uomini e bambini portando cartelli con i nomi dei campi di concentramento. Mirko Sossai della Comunità di 
Sant'Egidio: «Quest'anno sentiamo in modo particolare l'esigenza di marciare. Mentre scompaiono gli ultimi testimoni, non possiamo dare nulla per acquisito: stiamo assistendo al riemergere di demoni che sembravano debellati. Oltre al terrorismo, manifestazioni di odio e di violenza. La marcia vuole assumere un valore civico, perché questa memoria non passi».
«Credo sia opportuno riqualificare questo tempo attraverso le virtù che ci insegnano a vivere» aggiunge Don Giovanni Brusegan, delegato vescovile per la cultura e l'ecumenismo, «dobbiamo seguire la virtù della perseveranza, restare nel tempo. È facile relegare il passato e fuggire in avanti: abbiamo a che fare con segnali scandalosi, a bassi e alti livelli, concessi e taciuti. Bisogna perseverare e fare memoria di queste tragedie razziste. Dobbiamo coltivare la fedeltà alla storia e alle verità. Essere cristiani vuol dire non avere nostalgia del passato e impegnarsi nel presente per un futuro diverso».



[ e.f. ]