La Voce del Popolo | 23 Enero 2014 |
La Messa degli invisibili
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È la Messa degli invisibili, di quella «seconda Torino, la città dei poveri» - come l`ha definita mons. Cesare Nosiglia - in continua crescita Lunedì 20 gennaio alle 18 la Comunità di Sant`Egidio della città ha celebrato la Messa - officiata dall`Arcivescovo - in ricordo di tutti i senzatetto morti durante l`anno a Torino.
La celebrazione - che si svolge ogni anno - è dedicata in particolare alla memoria di Modesta Valenti, prima donna senza fissa dimora trovata senza vita per strada, alla stazione Termini di Roma la notte del 31 gennaio 1983. La Messa è stata celebrata nella chiesa dei Santi Martiri, che dopo essere stata per anni retta dai gesuiti è ora affidata alla comunità di Sant`Egidio.
Qui tre volte a settimana la comunità si trova nella preghiera e per la Messa celebrata dal sacerdote che ne cura la vita spirituale in Piemonte. «Questa celebrazione ci aiuta a vedere quanto di buono si sta facendo per i poveri - ha ricordato l`Arcivescovo durante l`omelia - ma deve anche spronarci a fare di più, perché c`è tanto bisogno e tutti possiamo dare una mano.
Non facciamo come Caino che davanti al Signore dice `Sono forse io il custode di mio fratello?` ma facciamoci custodi dei nostri fratelli in difficoltà». Erano presenti i molti volontari - tra i quali diversi giovani - della comunità ma soprattutto c`erano loro, gli «amici di strada», con i sacchetti di plastica e le loro poche cose, per ricordare tutti gli amici defunti. «Fare memoria di chi se n`è andato ci sproni - ha poi continuato mons. Nosiglia - a costruire relazioni sempre più autentiche, perché il primo bisogno delle persone è sentirsi accolti». Ricordare sia uno sprone ad andare verso gli altri senza aspettare che siano le istituzioni a farlo ma impegnandosi in prima persona come fratelli - è stato il messaggio finale dell`omelia.
Dopo la lettura del Vangelo sono state accese e portate all`altare dai presenti delle candele, una per ogni persona eceduta a causa della vita per strada, mentre tutti i loro nomi venivano letti e le loro storie ricordate. «Mi fa male ricordare tutte queste persone - si sentiva dire tra i banchi nella commozione - perché poteva capitare e me»
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