CASE assegnate in condivisione per single in emergenza o anziani disagiati, e un sistema di graduatorie parallele che si smaltisca più velocemente. Così, coni fianchi stretti tra le pressioni dei sindacati degli inquilini da un lato, e gli attacchi dei centri sociali dall'altro, Tursi presenta la sua ricetta per il futuro delle case popolari. «Il progetto c'è, bisogna lavorarci, quel numero di rifiuti è un sintomo dei limiti del sistema». Lo ammette, e rilancia, Cristina Lo di, consigliere comunale Pd e presidente della Commissione Welfare.
Ma in quali tempi? «Appena la Regione liquiderà la nuova legge in discussione sull'edilizia sociale, convocheremo la Commissione per discuterne con l'assessore competente Emanuela Fracassi. Quindi, partiremo con la redazione di un nuovo regolamento sulle assegnazioni. Il tutto avverrà nelle prossime settimane».
La ricetta? «Prima di tutto accorciare i tempi di assegnazione, quindi anche di riassesto delle case, pensando quando possibile di affidare la ristrutturazione alle famiglie stesse, così che prendano già possesso dell'alloggio. E poi bisogna dividere la domanda in categorie: ci sono persone disagiate che una casa da sole non riescono a gestirla, così la rifiutano o la accettano e poi non pagano. Potrebbero condividere gli alloggi, con l'assistenza di associazioni come Sant'Egidio».
Poi, ci sono nuove categorie di persone in difficoltà da aiutare. «Come i padri divorziati, per i quali si potrebbe trovare una soluzione simile, di convivenza temporanea. Lo stesso per le donne che hanno subito violenza. Si tratta di modi per ottimizzare gli spazi a disposizione, e rispondere a più domande. Così, dal canto loro, le famiglie potrebbero restare in una graduatoria parallela. Un sistema più flessibile ed efficiente».
(g. d.)