| 29 Noviembre 2014 |
Malawi. «Telemedicina, la marcia in più per l'Africa» |
Il dottore italiano Bartolo ha aperto centri connessi con gli specialisti: «Un nuovo modello di cooperazione ad alto impatto e a basso costo» |
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Michelangelo Bartolo, angiologo dell'ospedale San Giovanni di Roma e «medico missionario», ha già raccontato la sua storia ad Avvenire. L'occasione fu il suo primo libro «La nostra Africa, diario del suo lavoro con Dream» (il programma della Comunità di Sant'Egidio per la lotta contro l'Aids), ma anche uno spaccato esilarante dell'Africa subsahariana e un romanzo molto apprezzato.
Sono passati 10 anni da quando il problema era far capire che l'Aids è una malattia curabile, a patto di fornire, anche in Africa, una terapia continuativa e i farmaci necessari. Dream segue ora oltre 260mila pazienti tra Malawi, Kenya, Mozambico e Tanzania. Un'esperienza da cui è nata la onlus Global health telemedicine che si occupa di formazione medica e istallazione di centri di teleconsulto in Africa. «L'idea l'ho rubata così - dice Bartolo - da un progetto del ministero della Salute: Alleanza degli ospedali italiani del mondo», al quale però non si è dato il giusto seguito.
Bartolo ha appena terminato un corso di formazione in Malawi, cui seguirà l'istallazione di altri due centri di telemedicina che si aggiungono agli otto già esistenti in tutta la regione. «Il progetto mi è esploso tra le mani, pensavamo di aprire tre o quattro centri ma mi sono ritrovato decine di richieste da molti Paesi». Con lui una équipe di otto medici italiani, con diverse specializzazioni. «Questo perché sia sempre più un servizio di medicina globale, non solo per l'Aids». I 52 medici locali formati, possono mandare un elettrocardiogramma, una lastra e chiedere una serie di informazioni. Possono scegliere se mandarla a un cardiologo o a un ematologo.
«C'è un collegamento continuo tra i centri africani e vari medici (una rete di circa 25 dottori). Le richieste vengono smistate anche per lingua. Una volta partito il preconsulto, i medici che rientrano nei parametri richiesti ricevono un Sms. Il primo che si collega al pc controlla gli esami e risponde». In pochi mesi sono già arrivate risposte per più di 1.200 teleconsulti. La formazione è un punto essenziale: «Non solo abbatte i costi, ma dura nel tempo. Il medico anche in un centro sperduto della Tanzania non si sente solo ed è continuamente formato». Si tratta insomma di «un nuovo modello di cooperazione ad alto impatto e a basso costo - conclude Bartolo - l'istallazione del centro in Malawi è costata 10mila euro».
Bartolo sarà a Roma il 2 dicembre per presentare il suo nuovo libro «Sognando l'Africa in sol maggiore», già vincitore del premio Capalbio 2014 e del premio Mario Soldati: la storia (vera) della ricerca di un pastore luterano di un villaggio sperduto della Tanzania, inventore di una cura "miracolosa" per l'Aids. Ma ovviamente c'è molto di più.
Matteo Marcelli
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