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19 Diciembre 2014

Gli angeli e i poveri

 
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Una via del centro. Vetrine scintillanti, illuminate  dalle luci natalizie. È notte, fa un po'  freddo. E per terra c'è una lunga fila di cartoni, ingombri di sacchi a pelo e coperte. Dentro,  seminascosti, ci sono loro. Oggi per definirli usiamo parole straniere: «clochard» o «homeless». Una volta, forse più sbrigativamente, li chiamavamo «barboni». Sono italiani  e immigrati, vittime della crisi economica, e ogni anno nelle nostre città sono sempre più numerosi. Ad assisterli provvede un esercito di volontari, cattolici e laici. Arrivano ogni notte nelle strade con un thermos di brodo bollente, un panino,  un plaid. Distribuiscono anche sorrisi e qualche parola gentile, così inusuale, che a volte scalda perfino più di una coperta. Panorama ha seguito  cinque squadre in missione a Milano, Torino, Genova, Roma e Napoli. Scoprendo tante storie di ordinaria desolazione.  Ma di straordinaria umanità. (.......)
Senza tetto raddoppiati in soli 5 anni (di Guido Castellano) Non c'è un dato ufficiale sui senza fissa dimora a Genova. A sentire chi combatte l'emergenza in prima linea, associazioni di volontariato e Caritas su tutti, sono almeno mille. E negli ultimi 4 anni sono più che raddoppiate. La Comunità di Sant'Egidio, che a Genova ha due centri che distribuiscono alimentari e vestiti, calcola che a Genova nel 2009 gli iscritti fossero 866, mentre nel 2014 sono quasi 1.500. Nello stesso periodo i pacchi consegnati sono aumentati da 11 mila a quasi 19 mila.
Secondo la Comunità di Sant'Egidio, sulle mille persone senza un tetto in 250 dormono per strada, 150 hanno trovato rifugio in baracche o ruderi, 250 rom romeni vivono in posti che vanno dall'auto abbandonata al gruppo di baracche e 350 persone sono ospitate nei diversi centri di accoglienza messi a disposizione da diverse strutture. Per aiutare l'esercito dei senzatetto la Comunità a Genova da 16 anni distribuisce un opuscolo in 150 pagine con la mappa aggiornata di tutti i luoghi della solidarietà. Il contenuto della guida è la fotografia  della gravità della situazione nel capoluogo ligure: 15 mense per un totale di quasi 600 posti; 13 centri dove dormire per 350 letti; sei presidi pubblici o privati che danno servizi di doccia; 14 ambulatori privati; 22 centri di ascolto parrocchiali o vicariali, 50 centri gestiti da sindacati e associazioni, più una novantina di parrocchie che distribuiscono vestiti e alimenti, e sei scuole di italiano per stranieri. (.....)
Nel 2014 sono già 33 i morti fra i clochard (di Antonella Piperno) Gli ultimi due sono un sessantenne egiziano che bivaccava alla stazione Ostiense e un polacco di 30 anni che dormiva in una pineta di Ostia: sono morti di freddo e stenti tra il 9 e l'11 dicembre, facendo salire a 33 il numero dei senzatetto che hanno perso la vita a Roma nel 2014. Anche nella capitale cresce il fenomeno dei senza dimora. È triplicato rispetto a cinque anni fa: il censimento Bocconi-Fondazione Debenedetti in marzo ne ha contati 3.276 che passano la notte tra strada (dove prevalgono homeless dell'Est Europa) e dormitori (il 39 per cento sono italiani). A loro, secondo il comune, vanno aggiunti oltre mille che si arrrangiano in baracche, auto e altri alloggi di fortuna. Un'escalation dovuta anche alla piaga degli sfratti: l'80 per cento delle 7.800 sentenze del 2013 era per «morosità incolpevole», riguardava cioè famiglie che non riuscivano a pagare l'affitto. Il Campidoglio ha appena aperto 13 nuove strutture per l'emergenza freddo, portando a 1.600 il numero dei  posti letto, ma non ce la farebbe senza l'aiuto delle circa 100 associazioni che offrono accoglienza notturna e pasti (3 mila al giorno quelli distribuiti in strada) . Si va dal «volontariato flessibile» (un'ora ogni tanto) di Romaltruista, a quello più strutturato della Comunità di Sant'Egidio (che stima 2 mila persone in alloggi di fortuna).
La Comunità sta distribuendo la sua guida 2014 "Dove mangiare, dormire, lavarsi", rivolta a senza fissa dimora e poveri, che fotografa l'offerta solidale della capitale: 33 mense cui si aggiungono le cene in strada allestite da 35 gruppi di volontari; 42 dormitori; 16 centri per lavarsi e 28 che offrono cure. L' esistenza di Sami Kedral, 41 anni, è precipitata nell'abisso tre anni fa, quando suo fratello è tornato in Tunisia per sposarsi. L'aveva raggiunto a Roma nel 2009, vivevano insieme e Sami, senza permesso di soggiorno, lo aiutava al banco di frutta al mercato. Partito il fratello, Sami ha perso casa e lavoro: da due mesi la notte si rifugia nel reparto abbandonato di un vecchio presidio sanitario a Monteverde. E vive per strada: «Una sera in stazione, l'altra sulle sedie del pronto soccorso» racconta «e d'estate nei giardini: così ho perso 15 chili». In attesa di una sanatoria tira avanti con i pasti e gli abiti forniti dai volontari alla stazione Ostiense: «Non sono portato per spacciare e rubare» sorride. Il suo sogno? «Tornare a fare il fruttivendolo: sono bravissimo».
(.....)
Quando il barbone ha un volto di donna (di Maria Pirro) «Continuo a pensare a lui. Stanca di ricordarlo morto, lo immagino all'angolo di questa piazza, mentre chiacchieriamo come ogni mattina quando andavo a scuola». Laura Amideo oggi ha 41 anni, ma le capita ancora di scoppiare In lacrime al pensiero del primo amico senzatetto. «È morto di alcol» dice. «È stata una lotta potere entrare in rianimazione e dirgli addio, ed evitare che come altri barboni finisse in una fossa comune». Laura bada agli anziani per lavoro e nel tempo libero si dedica a mille forme di volontariato. Da un anno ogni venerdì Laura porta il pasto ai clochard della stazione Campi Flegrei e cerca uno sguardo nello specchio. «Il mio amico morto mi ha lasciato un dono: non avere paura della povertà».
A Napoli la solidarietà è formato famiglia. Per strada passano le anime sbiadite, ma una ragazza le chiama per nome, a raccolta. Sua madre distribuisce il pasto al sacco, suo padre è il cuoco. A due passi dallo stadio San Paolo, la cena del venerdì si completa sorseggiando un caffè, tutti insieme, per dimenticare le pene. Secondo la Comunità di Sant'Egidio, che dal 1992 li aiuta, sono 1.500 i senzatetto in città, all'86 per cento immigrati. Le donne sono la minoranza: l'8 per cento del totale. Ma sono aumentati soprattutto i giovani disoccupati e sono state avvistate le prime coppie con bambini.
I dormitori non bastano per le diverse esigenze, così all'ospedale Cardarelli, per esempio, alcuni clochard dall'inizio di dicembre cercano ricovero tra i viali e i reparti. Ufficialmente, i senza fissa dimora di Napoli abitano in via Alfredo Renzi: è questo il nome di un poveretto ucciso dal freddo, cui è stato dedicato l'indirizzo fittizio che dà diritto a carta di identità e tesserino sanitario. Ma la registrazione a questa utile residenza anagrafica ha avuto scarsi esiti negli ultimi due anni,  purtroppo, perché la procedura statale è diventata più complessa. Così il comune adesso si sta attrezzando per semplificare.
In città sono 40 i gruppi di volontari censiti, che provano anche a sopperire alle carenze nei servizi pubblici, e la comunità di Sant'Egidio prevede 7 mila posti a tavola per le feste natalizie. Tra gli ospiti d'onore, gli «amici per la strada». Dal gelo non ci si può difendere senza una parola che ritorni.


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