In Italia risiedono ufficialmente 900 apolidi. Ma in realtà le persone che «nessuno Stato considera come propri cittadini», come li definisce la Convenzione di New York del 1954, sono tra i 12 e i 15 mila, quasi tutti figli o nipoti di profughi dall'ex Jugoslavia. Perché uno scarto così forte tra gli apolidi riconosciuti e quelli di fatto?
«Il riconoscimento per via amministrativa è quasi impossibile», denuncia la Comunità di Sant'Egidio. Per presentare la domanda al ministero dell'Interno bisogna avere un permesso di soggiorno e la residenza anagrafica, impossibili da ottenere senza un documento d'identità valido. L'unica via resta così quella giudiziaria, più lunga e costosa. Per sbloccare l'impasse, Sant'Egidio chiede al ministero dell'Interno di riconoscere la «residenza di fatto». In attesa di una legge sulla cittadinanza: con lo ius soli la gran parte degli apolidi potrebbe diventare italiana.
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