«Alcuni salvadoregni pensano che sia un errore beatificare monsignor Romero, così come fu un errore averlo ammazzato mentre celebrava l’eucaristia». Lo scrive mons. Jesus Delgado Acevedo, vicario generale di San Salvador ed ex segretario dell’arcivescovo trucidato dagli squadroni della morte nel 1980 e la cui causa di beatificazione, ormai in dirittura di arrivo, si è sbloccata dopo l’elezione di Papa Francesco. Il presule scrive, in un editoriale dell’ultimo numero del settimanale Orientacion, che «i santi non sono sempre cari», in due sensi: perché la causa di Romero non costerà nulla alla Chiesa locale e perché, come «le tenebre» sono infastidite dalla «luce» dei cristiani che con la loro santità svelano le «azioni sordide», così non tutti, in El Salvador, gradiscono la beatificazione di Romero. La cui vita e la cui testimonianza, invece, erano gradite a Gesù, come dimostra il suo martirio.
«Il processo di beatificazione di un cristiano è caro, nel senso di gravoso», scrive Delgado. «E’ qualcosa che comporta il lavoro di molte persone che devono indagare i dati per formare, illuminare e consolidare la documentazione di base del processo. Ci sono anche coloro che esaminano e analizzano il materiale presentato; poi gli avvocati, quello che difende la causa e quello che la impugna (quest’ultimo si chiama “avvocato del diavolo”). Ci sono poi i costi di segreteria». Insomma, «nessun santo cade dal cielo». Inoltre, «in un altro senso», i processi di beatificazione sono «cari» anche per «i santi la cui beatificazione o canonizzazione rallegra molte persone. E’ il caso di san Francesco di Assisi».
Tuttavia, «la Chiesa sa molto bene che i santi assomigliano a Gesù in quanto sono persone che brillano per la loro vita e le loro parole, come una luce nel mezzo delle tenebre. Le tenebre si infastidiscono perché la luce di questi cristiani svela le sue azioni sordide. Confusi, molti di loro spengono violentemente la luce». Nella storia, prosegue l’ex segretario di Romero, «ci sono processi di canonizzazione che non sono stati cari, né nel senso di gravoso né nel senso di gioioso. E’ il caso di san Thomas Becket. Fu così evidente l’odio contro la fede che avevano coloro che lo uccisero, che non costò nulla canonizzarlo. Lo stesso re Enrico II di Inghilterra prima voleva nominare Thomas Becket arcivescovo, poi lo odiò, quando l’arcivescovo Thomas assunse la difesa della morale cattolica e la pratica corretta dei sacramenti».
Ora, «il processo di beatificazione di monsignor Oscar Arnulfo Romero appartiene ai processi che non costano. Primo, perché la Chiesa di El Salvador non ha speso un centesimo per coprire i suoi costi. E’ la comunità di Sant’Egidio che ha assunto il lavoro che comporta il compimento della causa di beatificazione di monsignor Romero». Secondo, «perché ad alcuni non è gradito sapere che Romero sarà beatificato. E’ così. Alcuni salvadoregni pensano che sia un errore beatificare monsignor Romero, così come fu un errore averlo ammazzato mentre celebrava l’eucaristia. Si compie ciò che scriveva san Giovanni: “La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta” (Gv 1,5), “e i suoi non l’hanno accolto” (1,11). Potrebbe suonare come poesia, ma è una realtà che con la vita, le parole e la testimonianza di monsignor Romero, Gesù Cristo passò per le nostre terre, facendo sentire la sua voce nella valle delle amache (soprannome dato dagli spagnoli al Salvador, ndr) e per i sentieri dei nostri vulcani di El Salvador. Permettendo che monsignor Romero venisse ucciso sull’altare, Gesù confermò che gli era gradita la sua vita e la sua testimonianza. Bisogna riconoscere con gratitudine l’immenso amore che la comunità di Sant’Egidio ha nei confronti di monsignor Romero, le tante cose che hanno fatto per tenere viva la sua memoria, il bel mausoleo che hanno donato per abbellire la presenza dei resti mortali di monsignor Romero nella cripta della cattedrale metropolitana. Sopra tutto, ammiriamo il loro lavoro immenso, amorevole e perseverante che hanno fatto per promuovere e portare a termine la causa di beatificazione di monsignor Romero. Tra i membri della comunità di Sant’Egidio spicca il nome di monsignor Vincenzo Paglia, infaticabile promotore della causa di beatificazione di monsignor Romero. Sono sicuro che dal luogo del suo riposo – conclude Delgado – monsignor Romero leva la sua voce per cantare “Come ricambiare il Signore per tutto il bene che mi ha fatto?” (salmo 116)».