| 23 Febrero 2015 |
Invisibili a Padova. 300 i "senzatetto" |
Ieri messa e candele accese in ricordo dei "senza tetto" morti. Sant'Egidio in prima linea per offrire sostegno e solidarietà |
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Una messa con candele accese per ricordare Alì, Salvatore, Barbara, Mauro, Alì e tutte le persone senza fissa dimora a Padova. Ieri mattina, nella chiesa dell'Immacolata di via Belzoni, il francescano padre Luciano Bertazzo ha celebrato la messa voluta dalla Comunità di sant'Egidio per ricordare ogni anno chi ha perso la vita vivendo in strada a causa della povertà, un impegno affinchè non accada mai più. Un appuntamento che la Comunità di Sant'Egidio propone da molti anni. Nel 1983, come ha ricordato Alessandra volontaria dell'associazione, alla stazione Termini di Roma morì, dopo ore in attesa dei soccorsi, Modesta Valenti, senza tetto settantenne che dormiva alla stazione. I soccorsi furono chiamati ma l'ambulanza si rifiutò di trasportare la donna in ospedale perché infestata dai pidocchi. Modesta morì in stazione. A Padova nel 2004 morì di freddo Alì. Il giovane si era costruito una baracca di fortuna insieme a un altro senza fissa dimora, tra la vegetazione di uno svincolo di Corso Australia: un riparo di fortuna che non fu sufficiente. L'anno successivo la stessa sorte toccò a Matiri e Sai: si erano ricavati un bivacco nelle vicinanze dello Stadio Appiani, ma furono ritrovati senza vita.
«Da trent'anni - ha continuato Alessandra - la Comunità di Sant'Egidio porta loro aiuto in diversi modi ma, soprattutto amicizia. La presenza alla cerimonia è un segno di vicinanza per tutti coloro che vivono in strada».
Durante la messa è stata accesa una candela per ogni defunto mentre ai presenti è stato offerto un fiore in segno di speranza. «Dobbiamo tenere vivo il ricordo di queste persone perché dietro ogni categoria, in questo caso i senza tetto, si deve ricordare che ci sono volti, nomi, storie di vita - ha spiegato Mirko Sossai della Comunità di sant'Egidio - È un grande insegnamento rispetto alle condizioni nella quali stiamo vivendo attualmente. È fondamentale ripartire dalle storie e dai nomi per costruire un percorso di reinserimento».
Alla messa erano presenti volontari, cittadini e molti senza tetto, tra loro anche quanti con l'aiuto della Comunità hanno compiuto un percorso che li ha restituiti alla società. Alla messa ha fatto seguito un pranzo comune. «Ci sono alcuni senza fissa dimora che ora hanno una casa, con loro è stato compiuto un percorso che ha ottenuto risultati - ha sottolineato Sossai - a dimostrazione che si tratta di un reinserimento possibile».
I volontari operano nella zona della Stazione e area limitrofa offrendo aiuto e un punto di riferimento a oltre un centinaio di persone senza casa. In città, ad esempio le cucine popolari offrono cibo e supporto a circa 400 persone ogni giorno, e il loro numero purtroppo è in aumento. «Per strada a Padova abbiamo circa 300 persone - ha chiuso Sossai - persone che hanno bisogno di generi di conforto, ma il vero dramma che spesso li porta in strada, oltre alla perdita del lavoro o a vicissitudini familiari, è la solitudine».
Luisa Morbiato
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