Tutti assieme (o quasi). Il Coordinamento degli islamici con la Conferenza evangelica, l'Unione induista con la Consulta per la Laicità, Sant'Egidio e la Casa della Carità. La modifica di legge regionale 12, conosciuta come «norma anti moschee», è riuscita nell'impresa non semplice di compattare anime lombarde molto diverse. Perché, nella pratica, non ostacola solo la costruzione dei minareti, ma ogni tempio che non sia cattolico.
Che sia abolita lo chiede, tra gli altri e da subito, il pastore Riccardo Tocco. «Non chiamatela legge anti moschee - sottolinea - perché queste nuove regole penalizzano tutti, e mettono a rischio anche «le nostre chiese»: 110 locali solo in Lombardia. Gli evangelici erano così preoccupati da essere pronti ad agire da soli:«La Regione non può diventare un luogo a "diritto zero" in materia religiosa».
Poi, però, è apparso evidente che il problema era condiviso. Chiamata a raccolta. Il Caim, Coordinamento delle associazioni islamiche del Milanese e della Brianza, era preparato. Giro dí email e telefonate, convergenza di cattolici, laici. E pure induisti: «Questa legge intacca ì diritti dei nostri fedeli».
L'Associazioni studi giuridici sull'immigrazione e Avvocati per niente Onlus hanno steso l'«istanza di impugnativa della legge della Regione Lombardia 3 febbraio 2015, n.2»; alla cortese attenzione del «On. Presidente del Consiglio dei Ministri, Dott. Matteo Renzi».
Nella sostanza, le comunità religiose chiedono al governo di «promuovere l'azione dinnanzi alla Corte Costituzionale», perché dichiari l'incostituzionalità della legge. Ma anche - e sarebbe un precedente importante - chiedono che la Consulta sospenda la norma. Perché ha effetti pratici, spiegano, lesivi di diritti fondamentali. Non c'è tempo di attendere che venga abolita (per una sentenza ci vuole almeno un anno, la sospensiva può essere stabilita in poche settimane). . .
E' un passaggio in più rispetto all'istanza analoga già sottoposta a Renzi dall'opposizione in Regione di Pd e Lista Ambrosoli. Il contenuto è quasi identico: la legge anti-culto «contiene numerosi profili di incostituzionalità».
La speranza era in un'impugnativa già all'ultimo consiglio del ministri. «Adesso confidiamo nel prossimo», dice Reas Syed, responsabile legale del Caim. Ci sono buoni segnali da Roma che il tema possa effettivamente essere in agenda martedì 10 marzo.
Significativo per le confessioni «altre» il sostegno di realtà cattoliche che hanno un peso rilevante sul territorio, non solo regionale. «Promuovere e difendere la libertà di culto è certamente uno dei valori più alti della democrazia», dice il fondatore della Casa della Carità, don Virginio Colmegna. Sulla stessa linea il presidente della Comunità di Sant'Egidio, Giorgio del Zanna: «Oggi ci sono sfide nell'ambito dei diritti e della convivenza, noi vogliamo coglierle positivamente e fare un passo avanti, che sia un passo insieme e un passo per gli altri».
Alessandra Coppola
|