La Chiesa cattolica è stata sempre considerata un pilastro dell'Occidente. Spesso, da sinistra, è stata accusata di sostenere l'ordine stabilito e gli interessi dei ricchi. Un operaio francese dell'Ottocento, Claude Corbon, scriveva a un vescovo: «L'odio per la Rivoluzione ha spento nel vostro ambiente l'amore di Dio». Nel Novecento tra Chiesa e classe operaia c'è stata spesso distanza («divorzio» - diceva Pio XI). La Chiesa, da parte sua, ha operato sul piano sociale, ma ha avversato i processi rivoluzionari. Ora invece, con papa Francesco, non è diventata rivoluzionaria, proprio quando i rivoluzionari sono in estinzione? Negli ambienti nordamericani, l'enciclica ecologica, Laudato sì, è stata criticata, perché il Papa vede nel ruolo preponderante degli interessi economici una delle cause principali della crisi ambientale (e anche politico-sociale). Bergoglio accusa il pensiero occidentale o globale di subordinazione ai grandi interessi: «Abbiamo troppi mezzi per scarsi e rachitici fini».
Francesco spiazza i partiti di sinistra che, dopo l'89, si sono collocati nel mercato globale. Nel recente viaggio in Paesi marginali dell'America Latina (scelti emblematicamente), Ecuador, Bolivia e Paraguay, il papa ha insistito sull'integrazione del continente: vuole realizzarne l'unità, la Patria grande. Soprattutto ha detto con forza che il cambiamento sociale non può attendere. Certo il suo prezzo non deve essere la perdita della libertà, come nei regimi marxisti. Ma «abbiamo bisogno di cambiamento» - ha proclamato davanti ai movimenti popolari raccolti a Santa Cruz in Bolivia.
Quando mai un papa ha incontrato queste realtà? Lo ha fatto proprio Bergoglio, un anno fa, in Vaticano. Il papa coltiva la speranza di creare un'alternativa al "pensiero unico" sull'economia e cerca alleati nelle periferie: chi non si sente rappresentato dalle burocrazie dei sindacati o dei partiti. Sono i senza terra, le comunità agricole, chi lotta per la casa, nelle periferie urbane, contro l'inquinamento... Così il Papa ha delineato la sua visione: «La globalizzazione della speranza, che nasce dai popoli e cresce tra i poveri, deve sostituire questa globalizzazione dell'esclusione e dell'indifferenza».
SAPIENZA ANTICA E MODERNA.
II sogno di Bergoglio è una politica «nelle mani dei popoli»: può rappresentare un'alternativa a un sistema senza alternativa. Non marxista, ma cristiana o umanista. I suoi programmi appaiono velleitari a molti. Eppure riflettono una sapienza antica e giusta: «nessuna famiglia», dice, «senza casa, nessun contadino senza terra, nessun lavoratore senza diritti... nessun bambino senza infanzia, nessun giovane senza opportunità, nessun anziano senza una venerabile vecchiaia». Non ci si può rassegnare a un mondo con troppa poca giustizia. Riuscirà il Papa gesuita a scalfire le dure leggi del mercato globale? Sembra impossibile. Un suo predecessore, Karol Wojtyla, però, cominciò nel 1978 con poche parole giuste la battaglia contro il sistema comunista. Francesco lo sa e spera che i processi innescati vadano sorprendentemente avanti.
Andrea Riccardi
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