Forse c'erano state più persone per il funerale show allestito dai Casamonica. Certo in piazza San Giovanni Bosco c'era più tensione ieri sera, alla manifestazione organizzata dal Pd «contro la mafia e per la legalità». E c'erano contestazioni e applausi. La vetta, specie delle prime, è toccata quando arriva il sindaco. Abbronzato, sorridente, blindatissimo (come la piazza stessa), subito circondato da giornalisti e telecamere, dice: «Così come in passato abbiamo cacciato nazisti e fascisti dalla città, cacceremo anche la mafia». Poi viene inghiottito da decine di uomini di forze dell'ordine, della sua scorta e addetti alla sua sicurezza, con relativo parapiglia, spintoni, scontri verbali. Soprattutto gente che gli urla di tutto e altra che lo applaude e incita ad «andare avanti». Mentre al Viminale si svolge un lungo incontro fra il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, e il prefetto di Roma, Franco Gabrielli, per discutere della sicurezza nella capitale.
Sempre in piazza San Giovanni Bosco, invece, poco prima c'era già stata la protesta, organizzata nella piazza dalla "Carovana delle periferie", a base di cori, striscioni e volantini: «Mafia Capitale, la fretta di voltare pagina - si leggeva -. La politica romana ha fretta di voltare pagina, di chiudere la vicenda mafia capitale di chiamare i cittadini a raccolta per la legalità e di dimenticare rapidamente l'accaduto».
Cominciano gli interventi dal palco. Intanto «siamo qui per dare una risposta allo spregio che questa città ha subito» con il funerale di Vittorio Casamonica - spiega il commissario del Pd romano, Matteo Orfini - e «tutte le persone che sono qui (poco più di un migliaio, ndr) dimostrano che il nostro appello a riunirsi oggi è stato accolto». Arriva il ministro della Giustizia Andrea Orlando: «Bisogna stare dove si manifestano i fenomeni mafiosi e bisogna starci insieme, uniti, perché da soli non si fa niente». Arriva anche Rosi Bindi, presidente della Commissione parlamentare antimafia: «La criminalità ha coinvolto pezzi importanti dell'amministrazione di questa città e va combattuta», lo si fa «anche superando i tanti problemi di questa città, perché c'è la disoccupazione, l'emergenza casa, il degrado e la perdita di riferimenti culturali».
Ancora. Piero Fassino, sindaco di Torino, è qui come presidente dell'Anci (Associazione dei Comuni italiani): «Questa manifestazione vuole riaffermare il valore e la centralità della legalità e l'impegno di tutte le amministrazioni comunali contro ogni forma di inquinamento». C'è il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, per il quale «è evidente che quanto successo ad agosto è stato uno choc culturale e non reagire sarebbe stato un errore».
Fa bella e sorprendente mostra, per un quarto d'ora, un piccolo cartello retto da un uomo: «Contro la mafia, non i Casamonica». E a un certo punto la fa da padrona la goliardia romanesca: quando un elicottero della Polizia sorvola piazza e si alza il coro «ro-se ro-se ro-se!».
Niente bandiere di partito, come volevano gli organizzatori, ce ne sono cinque o sei della Comunità di Sant'Egidio: Marco Impagliazzo, il presidente, rilancia la proposta di Andrea Riccardi per una «stagione costituente» che apra la strada a una rinascita della città. Continua: «Occorre superare la linea di preoccupata riservatezza che si sono imposte le tante energie sane e di speranza che esistono a Roma. E importante una risposta corale della città: all'affermazione di tanti "io" spaventati ed arrabbiati, dobbiamo sostituire un nuovo "noi"».
Bilancio finale? Nel comunicato della Questura: la manifestazione si è chiusa «regolarmente e senza particolari criticità. Grazie all'efficace dislocazione delle forze dell'ordine sono stati evitati tentativi di contestazione ed iniziative in forma eclatante da parte di alcune decine di persone aderenti a movimenti antagonisti».
Pino Ciociola
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