| 24 Septiembre 2015 |
La lettera della settimana |
Non esistono poveri, barboni o drogati: sono solo persone |
La bella testimonianza di un gruppo di ragazzi durante un campo scuola a Roma. Hanno riscoperto la gioia del servizio agli ultimi della città, dalle mense di Sant'Egidio ai campi rom. Una ventata di speranza in mezzo a tante brutte notizie |
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Caro don Antonio, sono la mamma di una ragazza che, a fine luglio a Roma, insieme ad altri coetanei, ha partecipato a un campo scuola. Il tema era "il servizio", e questo li ha portati a lavorare nelle mense di Sant'Egidio, a distribuire viveri ai senza tetto e a fare animazione ai bambini di un campo rom. Voglio inviarle l'articolo che uno di loro, a nome di tutti, ha scritto per il giornalino parrocchiale. Quando l'ho letto, mi sono commossa e ho pensato che sarebbe bello se molte più persone avessero la stessa opportunità. I giovani positivi ed entusiasti, che si impegnano in parrocchia e in altre associazioni, esistono ancora. Perché stampa e Tv non ne parlano? Alla gente farebbe bene, darebbe speranza. Non ci sono solo quelli che "si sballano". La ringrazio per le sue risposte: Famiglia Cristiana si distingue perché tra tante brutte notizie sa infondere sempre un filo di speranza. FRANCESCA
Per tutti è facile dire che il mondo fa schifo, che i profughi sono un problema, che ci sono barboni da aiutare e bambini in stato di abbandono nei campi rom. Bisogna abbattere queste paure e fare qualcosa. Ed è ciò che un'allegra comitiva di diciotto ragazzi ha fatto in un campo-scuola a Roma. Questa grande città va vissuta in ogni aspetto: dalla storia dei Fori imperiali alla tendopoli della Croce Rossa dietro la stazione Tiburtina. Va vissuta la grandiosa Basilica di San Pietro come anche lo sguardo riconoscente di un barbone che ha ricevuto un pacco alimentare; la perfezione del Pantheon come la travolgente vivacità di un gruppo di bambini rom che abbiamo avuto il piacere di animare.
Le città sono luoghi in cui le disparità sociali crescono in modo esponenziale: accanto a rampanti manager in giacca e cravatta, abbiamo notato barboni chiedere l'elemosina. Abbiamo avuto modo di vedere e toccare con mano che non esistono profughi, poveri, alcolizzati, drogati o rom... ma ci sono soltanto persone, con la loro dignità. Come ha detto una ragazza del gruppo: «non esistono pronomi, ma soltanto nomi». Nessun individuo può essere così povero da non meritare d'essere chiamato per nome. Le persone sono diverse, ma hanno bisogno delle stesse cose: cibo, vestiti, cure mediche, un luogo dove dormire, docce. Ma il bisogno più importante da soddisfare è la necessità di relazioni umane, per vincere la solitudine e l'indifferenza con cui sono costrette a convivere.
Venendo a contatto con loro, il mio concetto di amicizia s'è allargato: abbiamo assistito a feste di compleanno nelle mense dei poveri; abbiamo visto i bambini profughi della tendopoli giocare con i volontari della Croce Rossa; gli operatori della comunità Sant'Egidio parlare ai disagiati che vivono nelle roulotte come si farebbe con compagni di scuola di vecchia data, raccontando storie e aneddoti. Bisognerebbe finirla con il pessimismo che riempie le pagine dei giornali. È vero, il mondo è colmo di povertà, inquinamento, corruzione, ma ci sono anche tantissime persone che, nel silenzio e nella discrezione, donano tempo, risorse ed energie per aiutare chi è nel bisogno. Queste persone non fanno rumore, non si mettono in mostra, non hanno bisogno di sbandierare ai quattro venti il bene che fanno. Lo fanno e basta, perché non esiste un povero così povero da non poter dare nulla in cambio: uno sguardo, un sorriso, un "grazie". Non si fa il bene per essere gratificati, ma solo perché è giusto. Alla fine, ci si ritrova migliori di come si era prima. GRUPPO GIOVANI '98
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