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14 Octubre 2015

Ecco la nuova cittadinanza. I criteri per diventare italiani

Ius soli temperato e ius culturae, primo si in Aula

 
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Il più restrittivo ius sanguinis, la cittadinanza per diritto di sangue, lascia il posto al, seppur temperato, ius soli e allo ius culturae. La Camera infatti ha dato il via libera - ora il testo passerà al Senato - alla legge sulla nuova cittadinanza con 310 sì, 66 no e 83 astenuti, tra gli applausi del Partito democratico, dei centristi e Sel, e le urla «Vergogna!» del Movimento 5 Stelle (astenutosi perché la considera «una scatola vuota»), di Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia (solo Renata Polverini ha votato a favore, in disaccordo con il suo partito). Il silenzio dell'Aula semivuota in cui sono partite le dichiarazioni di voto - c'erano al massimo una ventina di deputati e la presidente Laura Boldrini, secondo la quale la normativa «abbatte un muro» -  ha lasciato presto il passo ai cartelli pittoreschi della Lega Nord: «Paese svenduto per milioni di voti» e «la cittadinanza non si regala».
Le novità introdotte dal nuovo decreto, tuttavia, sono un passo importante che avvicina il nostro Paese alle legislazioni del resto d'Europa, anche se per ora limitato solo ai minori. Diventerà italiano, in sostanza, chi è nato sul nostro territorio da genitori stranieri, di cui almeno uno in possesso del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo. È stato inserito in extremis un emendamento che include anche i figli dei comunitari, altrimenti esclusi dalla nuova normativa. Ma potrà essere anche il figlio al compimento dei 18 anni a poter far richiesta entro 24 mesi, qualora la dichiarazione di volontà dei genitori non fosse avvenuta alla nascita. Altra novità è lo ius culturae,
la fattispecie che prevede la possibilità di ottenere la cittadinanza italiana per quel minore nato o entrato in Italia prima dei 12 anni che abbia frequentato regolarmente almeno cinque anni di scuola nel nostro Paese.
Tra «passo in avanti» e «svolta culturale», tutto il mondo delle associazioni plaude al primo traguardo di riforma del diritto di cittadinanza in Italia. Anche se, per alcuni, il testo ora «va migliorato» in seconda lettura a Palazzo Madama. La soddisfazione è «moderata» infatti per Caritas italiana, che ne dà comunque un giudizio «sostanzialmente positivo» - spiega il responsabile immigrazione Oliviero Forti - anche se «si poteva fare di più e meglio». Di certo la legge è «un sicuro passo in avanti» rispetto all'attuale - aggiunge il direttore generale della Fondazione Migrantes, monsignor Gian Carlo Perego - che comunque avrebbe preferito una «più radicale trasformazione» della norma sulla cittadinanza non solo orientata ai minori. Parla inoltre di superamento della «visione restrittiva dell'accoglienza», il portavoce del Forum Terzo Settore, Pietro Barbieri, «di svolta culturale» che ci avvicina al resto dei Paesi Ue; una «conquista di civiltà» gli fa eco il numero uno della Cisl, Annamaria Furlan, che si augura che il Senato adesso «vari rapidamente il testo».
Il percorso verso «una scelta di civiltà» è stato avviato già da anni, ricorda l'ex ministro dell'Integrazione e fondatore della Comunità di Sant'Egidio Andrea Riccardi, un'inversione di rotta che «cambia in meglio il nostro Paese», offrendo un'opportunità di crescita in più. La nuova legge è quindi il contrario dell'invasione, sottolinea il deputato di Pi-Cd Mario Marazziti dando il benvenuto ai nuovi italiani; un «punto di svolta epocale», considerato poi dalla sua collega di partito Milena Santerini, «una riforma storica». In più, rincara Gian Luigi Gigli, «è un modo per respingere le false paure» sui migranti. Al consenso pressoché unanime sia nel Pd che nel partito d iVendola, fanno invece da contraltare all'opposizione le accuse a Renzi di «svendere l'identità italiana», con Lega e FdI pronte a chiedere un referendum abrogativo. (.....)


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