Morire di freddo nell'anno della Misericordia

Dramma della disperazione: clochard muore di freddo in una baracca a Roma

Un ragazzo sui vent'anni, piumino nero e jeans, cerca di farsi largo tra un sacco a pelo rosso e una coperta rosa che si agitano. È arrivato tardi, non c'è più posto nella notte dei "senza niente" dove si ruba anche il respiro. Lungo il muro di via Marsala si dorme allineati e stretti, sul marciapiede c'è già una lunga fila di sagome immobili, saranno più di trenta. Per il ragazzo non c'è che un cartone, lui lo sistema a terra sgomitando e si siede a mangiare un panino.
Sono le 23, il termometro segna zero gradi, a Termini si sfida la notte. Il sonno gelido puzza d'alcol e domani è ancora lontano. Un altro ragazzo dorme abbracciato al suo giaccone, spalle alla strada, nemmeno lui ha coperte. Una donna con i capelli lunghi e neri alza la testa per cercare qualcosa da bere tra tante bottiglie vuote, sempre più giovani tra i seimila invisibili di Roma. Ci si ripara dietro fragili cartoni, nel sottopasso Pettinelli due paia di scarpe escono da una tenda di carta e spago.
I volontari sono su via Giolitti, controllano che tutti abbiano qualcosa con cui proteggersi. Le macchine passano accanto al muro dei disperati dove si lotta per un angolino lurido, nessuna si ferma. Non giratevi dall'altra parte - la comunità di Sant'Egidio ha fatto appello ai romani - aiutateli: se restano isolati rischiano la vita. È successo, in questa metropoli dove si elemosina solidarietà. Una donna ha partorito sul marciapiede di San Pietro, un'altra nel fango di Tor di Valle, un clochard sulla Cassia non si è più svegliato. Si può morire di freddo, nell'anno della Misericordia.


[ Maria Lombardi ]