A Parigi i leader indicano la rotta «No all'Europa degli estremismi»

La Comunità di S.Egidio: insieme per battere la paura

«Sono nata a Cadice, una città fondata dai Fenici, una delle più antiche città occidentali. Dunque, questo legame fra Oriente e Occidente fa parte del mio dna culturale». Da padrona di casa, Anne Hidalgo, sindaca socialista di Parigi, ha accolto ieri così, nel Municipio centrale della capitale, la seconda conferenza internazionale del ciclo "Oriente e Occidente, dialoghi di civiltà", che ha raccolto l'eredità della tappa inaugurale fiorentina dell'anno scorso: un ciclo pensato dalla Comunità di Sant'Egidio, rappresentata ieri anche dal suo fondatore Andrea Riccardi, che ha tenuto una delle due relazioni introduttive assieme all'invitato di più alto rango dell'altra sponda mediterranea, il grande imam di al-Azhar, Ahmad al-Tayyib, appena reduce dall'incontro dal sapore storico in Vaticano con Papa Francesco.
Anche nel corso di una tavola rotonda che ha accolto poi pure il tedesco Hans-Gert Pottering, ex presidente dell'Europarlamento, i relatori hanno affrontato il tema del dialogo interculturale necessario e vitale in mezzo ai cambiamenti epocali legati alla globalizzazione, in un mondo saturo di nuove insidie come la follia jihadista, ma pure foriero di scambi carichi di un potenziale costruttivo. Quella fra Oriente e Occidente è «una situazione fra sofferenza e promessa», ha detto il pastore François Clavairoly, presidente della Federazione protestante di Francia, citando poi un monito del filosofo Paul Ricoeur: «Le religioni devono saper denunciare pure i demoni che si celano in loro».
Ahmad al-Tayyib ha espresso così il rischio all'orizzonte: «Senza il dialogo, sarà l'umanità intera a pagare il prezzo», poiché quello odierno è un mondo in cui «le distanze fra Oriente e Occidente si sono alquanto accorciate e le barriere sono cadute». Da parte sua, Andrea Riccardi ha voluto riassumere il senso della giornata sottolineando che «le nostre differenze sono dei tesori», ragion per cui la parola chiave che può indicare la rotta deve restare «la cultura», anche perché si può esser certi che «un'Europa deculturalizzata diviene preda degli estremismi».
Evocando più degli altri la sfera dell'impegno politico, Pottering si è scagliato contro gli alfieri del populismo in Europa: «Non possiamo permettere loro d'instaurare un'atmosfera dominata dalla paura». E in questo senso, l'attuale presidente della Fondazione Adenauer ha ricordato pure l'importanza del segnale appena dato dall'esecutivo Ue con la nomina dell'ex commissario slovacco Jàn Figel in qualità di «rappresentante speciale per la promozione della libertà di religione o di credo al di fuori dell'Unione europea». Nella prestigiosa e storica cornice del salone municipale delle feste, si sono visti nuovi bagliori incoraggianti di «un'impresa alla confluenza fra impegno laico e religioso» (Hidalgo) che non dimenticherà questa tappa nella Parigi appena martoriata dalla follia jihadista.


[ Daniele Zappalà ]