Migranti. Stereotipi spazzati via dai gesti di Papa Francesco

Palermo. Da figlio di migranti parla del dramma dei rifugiati, tende le braccia agli ultimi della terra, invoca l'accoglienza. Papa Francesco sceglie di andare a Lampedusa per il suo primo viaggio e diventa un messaggio profetico, che dimostra di essere un Pontefice che «punta al dialogo, a cominciare dalle cose possibili, dalle azioni concrete, non dai grandi quadri normativi».
Monsignor Dario Viganò, prefetto della segreteria per la Comunicazione della Santa Sede, parla delle sfide del mondo globale dialogando con Emiliano Abramo, portavoce siciliano della comunità di Sant'Egidio, e Davide Camarrone, direttore artistico del Festival delle letterature migranti in corso a Palermo. La pressione migratoria pone interrogativi, mette le comunità locali a tu per tu con preconcetti e «stereotipi nella narrazione dell'immigrazione che non possiamo permetterci di ripetere» incalza monsignor Viganò, ricordando gli slogan che vorrebbero gli immigrati come peso economico, quando poi i Paesi maggiormente contrari sono proprio quelli che ne hanno un numero inferiore. E ricorda anche l'esperienza vissuta a Lesbo proprio accanto a Papa Francesco: «I profughi erano quasi tutti siriani e ricordo i ragazzini, che sapevano parlare tutti perfettamente l'inglese, venire in aiuto dei rispettivi padri, spesso professionisti, ansiosi di poter restare in Europa per svolgere il lavoro che avevano sempre fatto a casa loro».
Ma l'accoglienza prevede anche che ci siano strutture adeguate, assistenza culturale, «dopo 4-5 anni non si può continuare a parlare di emergenza - afferma Abramo di Sant'Egidio -.II Papa ha detto che si è cristiani ipocriti se non si accolgono i rifugiati. Per noi è un dovere. Questa Europa che si sente minacciata è bene che ritorni alle sue origini».


[ Alessandra Turrisi ]