«Chi chiede l'elemosina è vittima di pregiudizi»

La Comunità di sant'Egidio
«A Trieste i questuanti non c'entrano col racket Si evitino le crociate contro i più deboli»

Si fa presto a dire "racket" e a liquidare i mendicanti come falsi e approfittatori. Dietro a quelle mani tese e a quegli sguardi bassi ci sono soprattutto storie di miseria. E' la Comunità di Sant'Egidio, da anni a fianco degli ultimi, a offrire un altro sguardo su questa nuova battaglia della giunta Dipiazza contro chi chiede l'elemosina. «Sono tante le amicizie che alcuni volontari della Comunità, in particolare giovani universitari, hanno allacciato con coloro che forse sono i più indifesi tra gli emarginati - afferma il presidente Paolo Parisini - e non esiste modo migliore del racconto di una esperienza diretta per provare almeno a scalfire l'incredibile stratificazione di pregiudizi attorno a questa povera gente. Sono tredici anni che incontriamo queste persone nel loro mondo, la strada. Abbiamo compreso che i gruppi di questuanti a Trieste si organizzano con un semplice criterio familiare e non per un rapporto gerarchico di schiavitù legato al racket. Bisognerebbe togliersi dalla testa il luogo comune dello sfruttamento da parte del grande boss con castelli e Mercedes. Qui a Trieste almeno la realtà è diversa».
Più che gruppi che rispondono alla criminalità, nel capoluogo arrivano nonni, figli e nipoti che si alternano durante l'anno
per raccogliere quel poco che riescono in Italia. Questa, almeno, è la ricostruzione che 
Sant'Egidio è riuscita a fare. «Le donne - spiega Parisini - lasciano i figli alle cure di zie o madri per il periodo in cui sono nel nostro Paese. Quando sono a Trieste li vediamo rovistare nei cassonetti, increduli di quanto venga gettato. Mangiano avanzi durante tutto il giorno, come per un accumulo di calorie quasi nervoso e incontrollato».
I volontari si imbattono quotidianamente in stranieri spesso
ammalati, doloranti, col mal di schiena e la febbre. Proprio perché trascorrono intere giornate all'aperto, sui marciapiedi. La Comunità è pronta a portare esperienze e vicende innumerevoli a riguardo. «Non vogliamo fare i paladini della tanto stigmatizzata elemosina - osserva Parisini - anche se dal profondo del cuore sentiamo gratitudine e ammirazione verso quei cittadini che senza troppe dietrologie donano una moneta. Non vogliamo neanche fare una battaglia a colpi di slogan - conclude - ma vogliamo soltanto che non ci si lasci andare a una crociata contro i più deboli e per questo ci rivolgiamo al sindaco affinché decoro e sicurezza non giungano mai a discapito del patrimonio più grande che ha questa città, quell'energia solidale che rivela una grande e radicata umanità»


[ g.s. ]