Andrea Riccardi: Pochi capirono il nuovo slancio vitale dei giovani durante l'alluvione di Firenze

Andrea Riccardi /Religioni e civiltà
Si manifestò una solidarietà tra studenti e forze dell`ordine non scontata in quel periodo

Nel mese scorso, in occasione del cinquantenario, si è molto parlato della vicenda dell'alluvione di Firenze del novembre 1966. Sono emerse testimonianze e immagini. Soprattutto, a distanza di cinquant'anni, si è meglio valutata la portata di quell'evento, non solo per le distruzioni operate (700.000 tonnellate di fango si rovesciarono sulla città), ma per l'impatto sui fiorentini e sugli italiani. La città ferita attirò l'attenzione e l'aiuto di tanti italiani, che accorsero rapidamente a soccorrere i suoi abitanti. Fu un fatto eccezionale. Se ne accorse don Lorenzo Milani, isolato nella sua montagna di Barbiana ma attento a quanto succedeva. Con i suoi ragazzi fece raccolte per gli alluvionati. Ma, soprattutto capì, che c'era un clima nuovo tra i giovani e la gente: parlò di un ritorno al clima unitario della guerra, tanto che "preti" e comunisti lavoravano insieme. Firenze ferita, infatti, fu sentita come qualcosa che riguardava tutti gli italiani.

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