| Joulukuu 1 2010 |
Nel dialogo Vaticano Turchia si segue il metodo Roncalli |
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Lo chiamano ancora «metodo Roncalli», intrecciato di pazienza e di fermezza, persuasione, invito al confronto, attesa di una circostanza favorevole.
Nel cortile della cattedrale del Santo Spirito, sotto la statua di bronzo che raffigura Giovanni XXIII il professor Rinaldo Marmara, portavoce della piccola Conferenza episcopale turca e storico della Chiesa cattolica di qui, ragiona di Angelo Roncalli e del suo «metodo», che ha portato, esattamente 50 anni fa, all'apertura delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e la Repubblica turca. Osserva: «Roncalli dal 1935 al1944 in qualità di delegato apostolico, in un tempo difficilissimo per l'Europa e il mondo, è riuscito a ricostruire un'atmosfera di confidenza che resta oggi un esempio per il ruolo della Chiesa in una zona ancora irta di difficoltà a oriente del Mediterraneo».
Questa mattina quei tempi e 50 anni di relazioni diplomatiche verranno analizzati in un seminario di studi organizzato a Roma dalla Comunità di Sant'Egidio e dall'ambasciata turca presso la Santa Sede. Parteciperà anche il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio per la cultura. Dalla Turchia arriveranno docenti universitari e il primo ministro Erdogan ha inviato il suo consigliere per gli affari internazionali Ibrahim Kalim, segno dell'attenzione di Ankara e segnale importante del nuovo corso del governo turco verso le minoranze religiose. Ma senza Roncalli e il suo «metodo» e soprattutto la sua amicizia per i turchi nulla sarebbe stato fatto.
Nel 1960 il generale Refik Tulga, governatore di Istanbul, scoprendo una lapide che ricorda il denaro dato da Roncalli vent'anni prima per restaurare la sede della delegazione apostolica di Istanbul disse che Giovanni XXIII «è il primo Papa turco nella storia». Roncalli aveva ricevu to una notevole somma, «denaro di mia pertinenza personale», scrive nel «Giornale dell'anima» e la destinò in parte ai poveri e in parte per rimettere a posto la delegazione apostolica e alcune camere per i sacerdoti cattolici, la cui manutenzione non veniva fatta da oltre mezzo secolo.
Il nunzio apostolico appena nominato, monsignor Lardone, chiese il permesso al governo per quella lapide e il generale Tulga, che conosceva personalmente Roncalli, volle essere lui a scoprirla. Spiega Rinaldo Marmara: «La memoria di Roncalli resta viva in Turchia e anche il nuovo governo islamico moderato di Erdogan ricorda quello che tutti continuano a definire un amico della Turchia». Marmara questa mattina racconterà la storia di quella amicizia a partire dalla visita in Vaticanol'll giugno 1959 di Celai Bayar, allora presidente della Repubblica turca. Roncalli rievocò i suoi ricordi di Istanbul e insistette sull'introduzione della lingua turca nelle preghiere. Faceva parte anche questa scelta del «metodo Roncalli». In una nota del «Giornale dell'anima» del 18 novembre 1939 scriveva: «Io amo i turchi e apprezzo le qualità naturali di questo popolo e la sua capacità di percorrere le strade della civilizzazione».
Alberto Bobbio
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