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8 Mai 2013

Islam e cristiani oltre i conflitti

 
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Il rapporto tra cristiani e musulmani potrebbe essere  definito come un conflitto «originale», nel senso che  ha un'origine ben precisa. Esso non è di natura dottrinale, ma è dovuto a quella che è stata chiamata l'invasione araba musulmana dei luoghi santi, a Gerusalemme. Questo evento ha dato origine alle crociate, che non sono durate semplicemente il tempo storico in cui hanno avuto luogo, ma si sono prolungate, in Europa, con quello che lo storico Alphonse Dupront ha definito il «mito delle crociate». Il mito delle crociate fa parte dell'immaginario occidentale e anche, credo, di quello orientale. Ho parlato dei Luoghi Santi, ma penso anche all'Africa del Nord, allo stretto di Gibilterra, alla Spagna che è stata invasa e poi liberata nel 1492, ai musulmani che sono arrivati sino a Poitiers: si tratta di un conflitto storico-geografico originale. Sono colpito anche nel vedere la diversità che può esistere in seno a questo conflitto stesso: il fatto, ad esempio, che non tutti i musulmani sono arabi e non tutti gli arabi sono musulmani. Tale semplice osservazione mostra l'estrema diversità all'interno del mondo arabo e musulmano.

La diversità è insita in quel mondo, come anche nell'Occidente. Stati come l'Arabia Saudita, il Qatar, il Bahrein costituiscono esempi di tale complessità. Lo stesso fenomeno si può osservare nell'Europa cristiana. Vorrei proporre un metodo di analisi della questione delle relazioni tra cristiani e musulmani, che parta da uno studio comparato dei problemi che ognuno dei due gruppi ha dovuto affrontare e che ha potuto risolvere. La comparazione permetterà di far emergere i diversi comportamenti adottati per risolvere le varie questioni sorte in secoli di incontro e di conflitto. Il primo degli elementi che vorrei sottoporre al metodo comparativo è il concetto di umma, ossia la comunità musulmana, politicamente unita e unificata. Essa rappresenta un sogno o è un fallimento? Allo stato attuale, ci sono molti Stati musulmani: dov'è l'unità della umma?

La stessa cosa si è verificata in Occidente in seno alla cristianità. In passato abbiamo sognato una cristianità politicamente unita nella fede del Dio della Bibbia, del Vangelo. Anche in questo caso, la realtà si è costruita diversamente. Si sono imposti alcuni Stati, si è formata l'Unione Europea in via di allargamento Il sogno dell'unità politica e dell'unità di fede all'interno delle nostre due civiltà è un tema che  potrebbe essere oggetto di studio comparato. Il secondo esempio riguarda la shari'a. Negli  ambienti occidentali, si nutre paura della shari'a  della sua applicazione. Considerando l'aumento dell'immigrazione musulmana in Europa, alcuni paventano che essa ci venga imposta. Tuttavia, permettetemi di osservare che ciò che si constata oggi in Europa è la presenza di una morale cattolica, che ha una sua visione su molte questioni, come quelle che riguardano la bioetica, che è altrettanto temibile agli occhi di un'opinione pubblica laica, largamente diffusa nei Paesi occidentali.

 Shari'a e morale cattolica sono  due temi che  potrebbero ancora essere dibattuti per via comparativa. Il terzo esempio concerne un aspetto al quale in Francia si associa spesso l'islam: il fatalismo. Questo atteggiamento costituisce il grande rimprovero che viene rivolto ai musulmani, in nome della libertà cui in Occidente facciamo riferimento in maniera costante. A me sembra, tuttavia, che abbiamo dimenticato la grande discussione che c'è stata tra i teologi del XVII e XVIII secolo sul rapporto tra grazia e libertà, discussione in cui la libertà era opposta alla grazia di Dio. Ebbene, questo dibattito è diventato così confuso che il papato vi ha posto fine, autorizzando i teologi a continuare a discutere su questi argomenti. Come ne siamo  usciti? Oggi, negli ambientioccidentali, cristiani, laici, non credenti, parliamo tutti di libertà, senza menzionare più la grazia. Sarebbe interessante paragonare i due atteggiamenti, quello cristiano e quello islamico, su tale questione. Un altro argomento riguarda la lettura e l'interpretazione dei testi sacri. Si tratta di una questione estremamente delicata che implica diversi aspetti. Anzitutto, c'è una tradizione in merito alla lettura, che è un'operazione estremamente misteriosa.  

Ci sono tantissimi modi di leggere un  testo sacro, in un certo senso la lettura è un processo infinito, perché ognuno legge e commenta a modo suo. Oggi ci troviamo di fronte ai problemi della moderna esegesi e a modi di lettura che  sono sfociati, in ambiente cattolico, ma anche in  ambiente protestante, nella crisi modernista. Come leggono i musulmani oggi il Corano e quale atteggiamento assumono rispetto ai metodi della moderna segesi? Ritengo che possiamo imparare molto gli uni dagli altri paragonando le nostre diverse modalità  di approccio a problemi comuni. Rimane un'ultima questione: siamo credenti, quindi vogliamo condividere la fede. Nelle nostre tradizioni religiose è insita la missionarietà. Ma quando un  missionario incontra un altro missionario, che cosa succede? Essi possono parlare, discutere, ma devono rinunciare a convertire l'altro, mentre questa era la loro intenzione iniziale. Ci troviamo di fronte  al problema del proselitismo, che può essere risolto poiché la propagazione della fede, l'evangelizzazione, sono parole che permettono di andare al di là del proselitismo, che e proibito, mentre niente proibisce l'evangelizzazione! Ci troviamo innanzi a problemi immensi. Se continuassi il mio inventario, potrei dire che i problemi comuni che dobbiamo affrontare, ciascuno per la sua parte, sono molto più numerosi delle ragioni che abbiamo per combatterci l'un l'altro. Allora, invece di ucciderci reciprocamente, amiamoci reciprocamente.

 IL TESTO 


Le «primavere» a più voci È davvero un panorama a molte voci quello che Vittorio lanari, esperto di Medio Oriente per la Comunità di Sant'Egidio, raccoglie nel volume collettivo «Primavera Araba. Dalle rivolte a un nuovo patto nazionale» (Paoline, pp. 156, euro 13,50). Oltre al testo dello storico Emile Poulat, qui riproposto, vi appaiono contributi di Andrea Riccardi, padre Pierbattista Pizzaballa, il giornalista musulmano libanese Mohammed Sammak, il leader studentesco siriano Haytam Manna, il teologo islamico Mohammed Esslimani e molti altri.


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