Nel 2007, per la prima volta nella storia dell'umanità, nel mondo la popolazione urbana ha superato quella rurale. La città è l'ambito in cui si forgiano mentalità e stili di vita del nostro mondo, luogo di opportunità e di crescita culturale. Ma l'urbanizzazione di masse di persone pone problemi nuovi, come la perdita dei legami e dei punti di riferimento. Una città periferizzante: "lo scenario di uomini spaesati e periferici, spaventati dall'incerto che entra nella vita quotidiana, assillati dal problema della sicurezza e dall'estraneità del vicino, in fuga dal prossimo", come scrive Andrea Riccardi.
Questo è anche l'uomo della nostre città venete? Sentiamo, certo, disorientamento di fronte a una città che cambia. C'è poi una ignoranza profonda dell'altro, che provoca paura. L'uomo spaesato, infatti, è spesso impaurito. La paura e l'ignoranza dell'altro generano il disprezzo di chi è diverso da noi, di chi è altro, particolarmente quindi dei più poveri.
Si assiste a una preoccupante criminalizzazione del povero. Si identifica il povero con il delinquente e capita che i poveri vengano allontanati o combattuti come se il problema fossero le persone stesse e non piuttosto la loro povertà. Il punto è difendere i poveri e non difendersi dai poveri. Anzi, per capire una città, per capire la condizione dei suoi abitanti, occorre volgere lo sguardo a chi è debole e fragile, ossia ai poveri.
Partire dai poveri non è un criterio di esclusione, conflittuale, rivendicativo. Al contrario, è un criterio inclusivo che permette di comprendere più in profondità le domande e le aspettative di futuro di una città. Partire dai poveri è il modo per pensare a tutti e a ognuno nelle diverse condizioni della vita, quelle di oggi e quelle di domani. Pensare quindi una città dei poveri è il modo per pensare una città di tutti.
Questa è l'esperienza della Comunità di Sant'Egidio nelle città dove è presente, anche a Padova. La vicinanza quotidiana a chi è povero - un anziano solo o una persona senza dimora, un immigrato o un malato, uno zingaro, un bambino - apre gli orizzonti, sia geografici sia temporali. Aiuta a pensare alla città non in modo provinciale, ma con uno sguardo aperto al mondo. Forza a guardare alla città con una visione di futuro, perché chi è povero chiede futuro, un futuro di cui tutti hanno bisogno. Una città che aiuta i poveri, che mostra un volto solidale e compassionevole è una città migliore per tutti coloro che la abitano, capace di respirare a pieni polmoni e di ridare speranza.
Ecco la nostra sfida: l'arte di vivere insieme nella nostra città. E' allo stesso tempo una sfida e una responsabilità. Lavorare all'arte dell'incontro per fare della città-mondo una città umana, solidale, amica deí poveri e della pace. Ricostruire la prossimità fra le persone è la risposta che noi possiamo dare a una città che ha perduto il suo centro. Se sapremo costruire una città dei poveri e per i poveri, costruiremo la città di tutti e per tutti.
Alessandra Coin
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