| 23 Juillet 2015 |
Telemedicina per l'Africa |
Diagnosi e cura arrivano da migliaia di chilometri |
L'associazione Global Health Telemedicine sta sviluppando il "consulto a distanza", con una rete di medici volontari |
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Nata dall'esperienza dei Centri Dream della Comunità di Sant'Egidio, la Global Health Telemedicine (Ght) è una Onlus che, attraverso un sofisticato software, fornisce diagnosi ai centri medici dei Paesi poveri. Un pool di cardiologi, dermatologi, radiologi, infettivologi, epatologi e neurologi offrono un servizio gratuito di teleconsulto medico. È questa la missione dell'associazione, nata due anni fa dall'esperienza del programma Dream, avviato nel febbraio 2002 da Sant'Egidio per curare l'Aids e la malnutrizione in Africa, con un approccio globale. Si tratta di un sistema di globalizzazione della sanità che vuole offrire un aiuto concreto ai centri clinici africani che possono così ricevere referti di esami strumentali e indicazioni sui diversi casi clinici.
«Come spesso succede, l'idea nacque da un'esigenza reale che si presentò quando incontrai Francisco, un bambino di 7 anni con una emi-paresi cerebrale», dice Michelangelo Bartolo, angiologo, direttore dei programmi di telemedicina della Comunità di Sant'Egidio e segretario generale della Ght. «Quando lo conobbi, Francisco non riusciva a camminare né a parlare. Portava con sé il referto di una tac, arrotolato sotto il braccio, ma l'esame in sé non bastava a fare una diagnosi. Probabilmente la paralisi era una conseguenza della malaria, ma c'era bisogno di uno specialista. Con difficoltà feci una foto che inviai per ottenere una diagnosi.Quell'episodio mi spinse a trovare un modo per mettere in contatto i centri con gli specialisti».
Il software che permette la connessione e il coordinamento della rete di telemedicina ha i suoi terminali nei dodici centri Ght disseminati in Africa, l'ultimo dei quali è stato aperto in Togo lo scorso aprile.
Ogni centro remoto deve installare il software gestionale su un Pc con una connessione a Internet e adibire la propria postazione con strumenti specifici. Quando c'è bisogno di un teleconsulto, si inserisce a sistema un elettrocardiogramma, una fotografia, un esame del sangue o qualsiasi altro referto. C'è un collegamento costante tra i centri africani e gli specialisti. Una volta partito il pre-consulto, le richieste arrivano ai medici in Rete e il primo disponibile dà una risposta entro 24 ore, nella lingua richiesta.
Il passo successivo consiste nel suggerire diagnosi e terapia. Il medico può collegarsi alla farmacia dei centri per vedere se c'è il medicinale adatto alla cura oppure, in caso contrario, cercarlo altrove. Le potenzialità del sistema sono elevate e presto ci saranno nuove sezioni di teleconsulti dedicate ad altre branche specialistiche quali l'oculistica, la chirurgia e la pediatria. «La telemedicina è un nuovo modello di cooperazione ad alto impatto e basso costo», conclude Michelangelo Bartolo. «Alle richieste può rispondere più di uno specialista e stiamo cercando altri medici volontari che vogliano prestare gratuitamente il loro aiuto. Gli strumenti terapeutici a disposizione dei centri sono limitati, ma fare una diagnosi è già molto». Dalle esperienze di Michelangelo Bartolo come medico volontario in Africa, sono nati due libri "La nostra Africa" e "Sognando l'Africa in Sol maggiore" (Ed. Gangemi), vincitori di numerosi premi letterari. Il ricavato della vendita dei libri finanzia i progetti dell`associazione.
Patrizia Ruscio
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