Sant'Egidio, 40 anni in trincea «Richieste di cibo in crescita»

Bagnasco alla festa della Comunità, sbarcata in città nel '76
Nuova mensa per i poveri in via delle Fontane: molti gli italiani

UNA NUOVA mensa per i poveri dove a bussare sono soprattutto gli italiani. E lezioni alle scuole superiori tenute da migranti, per raccontare, con la forza della testimonianza, la realtà dell'Africa.
Sono i miracoli quotidiani di Sant'Egidio, che ieri nella basilica dell'Annunziata ha celebrato con il cardinale Angelo Bagansco il suo quarantesimo anno di presenza a Genova, il 48° anniversario dalla nascita a Roma nel 1968, anno di ribellione sociale e di fermenti, «ma anche l'anno del Concilio Vaticano II con il suo vento di rinnovamento nella Chiesa», ricorda Andrea Chiappori, responsabile genovese per il quale «le attività sociali nascono dalla preghiera quotidiana all'Annunziata».
Quarant'anni dopo, in città la comunità è più viva che mai: nel 2015 appena trascorso ha inaugurato, in collaborazione con altre realtà ecclesiali, una nuova mensa in via delle Fontane e ha proseguito le sue tradizionali attività sociali, «con un'attenzione nuova ai rifugiati e un crescente coinvolgimento dei giovani.
La nuova mensa è un termometro della nuova povertà. «In prevalenza a chiedere un pasto sono stati italiani, e non sono rare le famiglie con bambini», racconta Doriano Saracino, uno dei responsabili. Inizialmente aperta un solo giorno alla settimana, è poi passata a due e infine a tre: dal martedì al giovedì, serve tra i 350 e i 400 pasti per volta.
Sul fronte dei rifugiati e dei richiedenti asilo, Sant'Egidio si è mossa organizzando corsi di italiano (per 150 persone tra le strutture di Coronata, San Martino, via del Campo, 90 alla scuola di lingua e cultura italiana rimasta aperta tutta l'estate). E ha portato anche gli stranieri nelle scuole a parlare agli studenti, con l'iniziativa "storie di una diversa gioventù" che sta portando i giovani rifugiati a incontrare decine di classi delle scuole superiori.


[ Bruno Viani ]