Mondi da ritrovare

"La città del XXI secolo è sempre meno una comunità di destino. La megalopoli produce costantemente periferie urbane specie nel Sud del mondo che sovente lo Stato e le istituzioni rinunciano a controllare... è un mondo perduto".
Sono parole di Andrea Riccardi. Il quadro che dipinge è tanto inquietante quanto reale. Basta fare un viaggio in una delle grandi città africane o asiatiche, o anche latino americane per rendersene conto. Enormi e indistinti agglomerati si aggiungono ad altri senza alcun tipo di rete che li connetta. Uno sciame di sobborghi affastellati ed estranei, forma la sterminata area urbana.
Quella base dell'antropologia aristotelica per cui: l'uomo è un animale politico che si realizza proprio nel costruire città, si snatura del tutto. E se nel Medioevo restare fuori dalle sue mura di notte costituiva una vera sciagura, oggi vivere nelle grandi città vuol dire proprio il contrario: non protezione, ma esposizione a ogni sorta di pericolo.
Eppure i tre quarti della popolazione africana risulta vivere negli slum; dunque la maggior parte dell'umanità è periferia. Inclusa senza esserlo davvero. Presente senza che nessuno la veda. Neppure le Istituzioni, spesso e volentieri. Ma come sarà possibile guardare al futuro senza l'altra metà della terra?