«Sì all'innovazione senza dimenticare la Padova solidale»

La città del futuro. Il dibattito
Alessandra Coin (Sant'Egidio) ricorda le parole del Papa «Serve attenzione alle periferie, sia fisiche che esistenziali»

«Il futuro non si costruisce rimuovendo dalla vista i problemi senza affrontarli dalla radice». È il pensiero di Alessandra Coin, portavoce di una Comunità, quella dei laici volontari di Sant' Egidio, che si inserisce nelle dolorose contraddizioni della nostra società.
In due anni il taglio al sociale da parte dell'amministrazione è stato stimato in 9 milioni, mentre si paventa il trasferimento all'Usi dei servizi sociali. Che ne pensa?
«Dobbiamo superare la logica dei respingimenti e del conflitto contro i poveri, visti come nemici. "Che il povero sia il tuo cielo, in lui riponi il tuo tesoro", diceva Sant'Antonio. Lo dice ora il vescovo Cipolla, inaugurando i "Cantieri di Carità e Giustizia" a cui non possiamo, in quanto cristiani, che aderire con entusiasmo. Nel frattempo abbiamo assistito all'assegnazione di alloggi pubblici ai nomadi di via Bassette. Un gesto coraggioso realizzato con ruspe che hanno distrutto il campo e tutti gli averi di famiglie che ora si trovano in case senza letti, frigoriferi, fornelli e quant'altro. E l'accompagnamento di questa comunità è lasciata al volontariato».
Nel programma della Padova 4.0, con alcune dismissioni di quote che porteranno nelle casse della Camera di Commercio decine di milioni di euro, Fernando Zilio aveva inserito il sociale come elemento fondante.
«Siamo convinti che il futuro si tracci con progetti innovativi capaci di dare impulso ad occupazione ed investimenti ma crediamo che non vada dimenticata la solidarietà. Il presidente della Camera di Commercio ha fatto bene a inserire fra gli aspetti della sua Padova 4.0 un'ambito sociale che è necessario per fare della città una comunità inclusiva».
Quali sono ad oggi i punti più critici di una Padova che a volte preferiamo non vedere?
«Papa Francesco ci ha messo in guardia sulle periferie. Che non sono solo fisiche ma anche umane ed esistenziali. A Padova oggi sono centinaia i poveri che la notte cercano rifugio sotto i portici del centro: da via Altinate agli Scrovegni, ma anche nella zona degli istituti universitari, in stazione, all'Arcella. Sono tanti gli anziani che fanno la fila di fronte ai supermercati, all'ora di chiusura, per avere qualche verdura altrimenti destinata ai cassonetti. Ci sono le periferie della solitudine, quelle che vivono gli anziani abbandonati. Un destino che deve far riflettere, visti gli andamenti demografici: già un quarto dei padovani ha più di 65 anni d'età. Ci sono poi le periferie del mondo che si affacciano alla nostra comunità: migranti che rischiano tutto ma con la speranza di potere realizzare se stessi contribuendo alla crescita della comunità che li accoglie. E infine ci sono le periferie vere e proprie, i quartieri multietnici come Mortise dove bambini, donne e uomini si incontrano e scoprono di non essere poi così diversi».
Un futuro complesso quello di una Padova che cambia.
«Gli indici demografici ci raccontano di una città che invecchia, di giovani che tendono ad andare altrove e di un'immigrazione che si candida a dare nuova linfa ad una comunità che vuole essere florida. Per questo dobbiamo pensare agli anziani come ad una risorsa, dare voce ai giovani e fornirci di strumenti per accogliere e integrare chi arriva qui: Padova, la sua università, la sua comunità religiosa e l'intera società si sono giovati in passato di personalità che l'hanno spinta avanti pur non essendo padovani e dobbiamo farlo anche oggi per puntare a vivere insieme una città serena e accogliente per tutti». 


[ Riccardo Sandre ]