Il Vaticano e Parigi si avvicinano dopo i giorni del dolore

L'incontro tra il papa e Hollande
Confronto. La Chiesa cattolica francese ha alle sue spalle un lavoro serio nel creare un tessuto sociale di convinzioni e relazioni. Laicità, per il presidente, significa oggi «riunire» e «vivere insieme»

Papa Francesco ha ricevuto il presidente FraçVois Hollande in piena estate, quando sospende gli incontri ufficiali. Il Vaticano parla di «visita privata». C'è un carattere personale nella visita, anche se è chiaro quello politico, come si vede dalla presenza del ministro dell'Interno Bernard Cazeneuve, titolare dei «culti» (così sono definite le religioni in Francia), ma pure dei delicati dossier: migrazioni, sicurezza e terrorismo. La delegazione francese ha visto anche il segretario di Stato, Parolin. Si è parlato dei cristiani in Medio Oriente, su cui la Francia esercita la tradizionale «protezione» con quella politica ben definita da Léon Gambetta nel XIX secolo: «l'anticlericalismo non è un articolo d'esportazione».
Il Vaticano è l'unico scopo del viaggio presidenziale a Roma (lo fece solo Chirac nel 1996 anche in polemica con l'Italia). La visita a Roma si è aperta con una sosta nella chiesa nazionale, San Luigi dei francesi, di proprietà della Repubblica, dove Hollande si è raccolto in memoria delle vittime del terrorismo. Nella visita presidenziale del gennaio 2014, pur avendo una conferenza stampa lì vicino, il presidente non entrò nella chiesa, che conserva un Caravaggio oltre tante steli per i caduti francesi. Allora l'incontro con il Papa fu piuttosto freddo, come se i due leader avessero poco in comune. C'era in Francia l'opposizione cattolica al «mariage pour tous». Poi sarebbe venuto il non gradimento vaticano all'ambasciatore Stefanini per il suo orientamento sessuale (fatto negato dal Vaticano, tanto che il Papa ha poi ricevuto in privato il diplomatico, ma mai chiarito anche ai cardinali francesi). Tra Hollande e il Papa, niente spingeva a un nuovo incontro.
Ci sono stati però gli attacchi terroristici islamisti in Francia, di fronte a cui Francesco ha mostrato costantemente solidarietà. L'uccisione di padre Hamel, il 26 luglio scorso mentre celebrava la messa, ha colpito molto il presidente, originario di Rouen. Si è subito recato nella chiesa dell'attentato (fatto non abituale non solo per la laicità francese, ma per l'ateismo professato dal presidente). Con forza ha dichiarato: «uccidere

un prete è profanare la Repubblica». Non ha detto «cittadino», ma «prete». Il presidente ha riconosciuto come la comunità cattolica sia una realtà essenziale per la Repubblica e la laicità stessa con una serie di gesti: a partire dall'incontro immediato all'Eliseo con l'arcivescovo di Rouen, Lebrun, nella cui cattedrale - tra l'altro - è stato battezzato nel 1954. La mattina dopo, all'Eliseo, ha riunito i rappresentanti dei culti (cattolici, protestanti, ebrei, musulmani, induisti e buddisti). Il messaggio: «Dobbiamo essere insieme». Ma la classe politica francese (e gli stessi socialisti) sono apparsi divisi e incapaci di leadership nazionale in un momento di crisi.
Un altro gesto importante, il 27 luglio, è stata la presenza di Hollande, con gli ex presidenti Giscard e Sarkozy, nella basilica di Notre Dame de Paris, dove il cardinale Vingt-Trois ha celebrato la messa in ricordo di padre Hamel. I fedeli, alla fine, hanno applaudito il cardinale e Hollande, che uscivano insieme. Il discorso di Vingt-Trois è stato di grande livello: un forte appello all'unità nazionale e a non abbandonarsi alla paura. Il presidente ha notato come sia Vingt-Trois che Lebrun abbiano interpretato in modo efficace una leadership morale nazionale di cui i politici sembrano incapaci. Del resto i religiosi (specie con la visita dei musulmani alle messe domenicali dopo l'assassinio di padre Jacques) hanno mostrato un forte senso di responsabilità nella crisi: una risorsa di cui la Francia ha bisogno. Tanto da far dichiarare al presidente: «Repubblica laica non vuol dire Repubblica pagana».
C'è poi l'aspetto personale tra il presidente e il Papa. Subito dopo l'attentato, Hollande ha cercato Francesco. Questi lo ha richiamato, dicendogli di sapere che viene da Rouen: «sono al suo fianco come un fratello». Il tono della telefonata ha commosso Hollande che ha ribadito: «Quando un prete è colpito, tutta la Francia è ferita». Venendo a Roma, ha parlato della volontà di dire la sua gratitudine al Papa, che si è vista nel calore dell'incontro. All'spetto personale si aggiunge però la constatazione, da parte del presidente, che le religioni sono un legame sociale rilevante in una società frammentata e spaventata. La stessa Chiesa cattolica francese, non sempre apprezzata in patria e in Vaticano, ha alle sue spalle un lavoro serio nel creare un tessuto sociale di convinzioni e relazioni. Laicità, per il presidente, significa oggi «riunire» e «vivere insieme».



[ Andrea Riccardi ]