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12 Juin 2011

Duemila rom ricevuti dal Papa. "Per tutti casa, studio e lavoro"

Ratzinger chiama in causalo Stato e ricordale persecuzioni

 
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CITTA DEL VATICANO — "La Chiesa è sempre una casa per tuttivoi, carissimi amici rom e sinti... vi accolgo con gioia perché, come vi disse Paolo VI, nella Chiesa non siete ai margini, ma al centro. Mai più il vostro popolo sia oggetto di vessazioni e disprezzo. Vi sia assicurato il diritto alla casa, alla scuola e al lavoro". Così papa Ratzinger scende apertamente accanto ai rom nel corso della grande festa gitana svolta ieri in Vaticano tra danze, balli e musiche della tradizione delle più antiche famiglie zingare europee. In udienza dal Pontefice si sono dati appuntamento più di duemila rappresentanti di comunità Sinti, Rom, Manuches, Kale, Yenish e Travellers d'Europa— in rappresentanza dei circa 12 milioni di "figli del vento" europei per celebrare il 75 esimo anniversario dei martiri zingari della guerra civile spagnola e il 150 esimo anniversario della nascita di Ceferino Gimenez Malla, il primo romb eatificato da Giovanni Paolo II nel 1997. 

Udienza leggermente fuori dai canoni della diplomazia vaticana, con papa Ratzinger accolto nell'aula Paolo VI da suoni e danze eseguite — sotto la grande statua bronzea del Cristo di Pericle Fazzini — da un gruppo di ragazze e due bambine vestite con i tradizionali costumi zingari che alla fine lo hanno abbracciato e baciato come un vecchio nonno. Toccanti le testimonianze delle famiglie rom, tra cui quella di una ragazza che ha ricordato la tragica fine dei suoi nei campi di sterminio nazisti. Da un giovane significative parole di "rammarico" per "i rom che sbagliano", ma anche un invito a "non generalizzare perché la colpa è personale non di una intera etnia". Tragici episodi della storia zingara di ieri e di oggi a cuifa riferimento anche il pontefice quando parla "delle passate persecuzioni dei nomadi", senza tuttavia dimenticare la "ingiustizie e le oppressioni" di cui sono ancora vittime i rom in quasi tutti i paesi europei. Il Pontefice non fa nessun riferimento alle polemiche esplose durante la recent e campagna elettorale a Milano, con l'allarme "zingaropoli" lanciato da leghisti e partiti del centro destra. Ma non è casuale se chiede alle "istituzioni civili" di farsi carico del dovere "dell'accoglienza e dell'integrazione" dei rom, per assicurare loro il diritto "alla casa, al lavoro, allo studio, all'assistenza di giovani e bambini". "Malgrado le nuove opportunità emerse con l'apertura delle frontiere in Europa, oggi — lamenta il Pontefice — per i nomadi ancora persistono problemi davvero gravi" come espulsioni, mancata accoglienza, rifiuti, che non permettono loro di "integrarsi" nella società. Parole inequivoc abili che — nota il presidente della Acli di Roma Christian Carrera — sottolineano la "particolare sollecitudine di Benedetto XVI verso chi ha bisogno. Come i rom, vittime troppe volte di timori non sempre giustificati". «È stata una udienza storica, commovente, gioiosa, che non ha eluso le sofferenze dei rom del XX secolo e col Papa che, significativamente, ha chiesto all'Europa di non dimenticare il dolore vissuto dal popolo zingaro», commenta lo storico Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di S. Egidio, organismo di punta del monco cattolico sul fronte dell'integrazione dei rom.


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