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14 Mai 2012

I cristiani nelle piazze: «Cambiamo l'Europa»

Oltre 300 movimenti riuniti in 130 città del continente: così costruiamo sfiguro

 
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Tre sì per un'Europa «unita, solidale e accogliente». Sì «a un'economia equa, al servizio di ogni persona e di tutta l'umanità». Sì «alla responsabilità verso tutta la società perché le città siano luoghi di solidarietà e di accoglienza per persone di origini e culture diverse». Sì «alla famiglia legata da un patto indissolubile di amore fra uomo e donna». Sono i tre sì pronunciati ieri in 130 piazze di tutto il continente, di cui 42 in Italia (a Roma la centralissima Piazza del Campidoglio; a Bruxelles Square Meeting Centre; a Firenze Palazzo Vecchio, dove è intervenuto anche il cardinale Giuseppe Betori), dai promotori del Manifesto «Insieme per l'Europa 2012», promosso da oltre 300 Movimenti e Comunità di diverse confessioni cristiane, tra le quali l'Azione Cattolica, il Movimento dei Focolari, la Comunità di Sant'Egidio e Rinnovamento nello Spirito. Rilevante, tra le altre, la manifestazione promossa a Forìo d'Ischia alla presenza del sindaco Francesco Regine, ospite il direttore di Avvenire Marco Tarquinio.

«Davanti alla crisi che colpisce il nostro Continente - si legge nel Manifesto - come cristiani e come europei, sentiamo che la risposta non è chiudersi nelle rivendicazioni nazionali o nel localismo, neppure proteggere se stessi dietro i nuovi muri dall'egoismo politico ed economico, che ci dividono gli uni dagli altri. L:Europa ha bisogno di più unità». E questa Europa, «unita in una diversità riconciliata, realizza la civiltà del vivere insieme di cui il mondo ha bisogno».

Un messaggio chiaro e forte quello che rimbalzato tra le diverse capitali e città europee. Come ha detto senza mezzi termini, Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, nel suo intervento a Bruxelles, «occorre uscire dall'individualismo per andare incontro all'altro; intensificare il rapporto con ogni persona che ci passa accanto, fondandolo sul Vangelo, e contribuire, personalmente e tutti insieme, al bene o alla guarigione del pezzetto di umanità di cui facciamo parte». Solo così sarà possibile non parlare più «di vecchio continente ma di continente vivo e vivace, che scopre di avere un progetto da realizzare e che può essere dono per il resto dell'umanità».
Accenti che Andrea Riccardi, fondatore di Sant'Egidio e ministro italiano della Cooperazione e integrazione, ha ripreso e rilanciato: «La risposta alla crisi è mettersi al servizio di un sogno di unità: vivere e comunicare la speranza. La più grande miseria europea è la mancanza di speranza. La storia ci chiama a vivere tempi complessi e difficili. Non terribili, non disperati. Si può ancora agire, cambiare. Se ci sono gravi motivi di preoccupazione, anche per la sofferenza di tanti paesi europei in crisi economica, si deve generare un clima di simpatia e di solidarietà». In tal modo, ha concluso il ministro, la cultura dell'unità, vissuta, pensata, comunicata, può rigenerare un'anima nella nostra Europa».

A quella di Bruxelles ha fatto eco la piazza romana, dove sono intervenuti anche il sindaco, Gianni Alemanno, e l'assessore alla Famiglia del comune, Gianluigi De Palo. Musica, interventi e testimonianze il piatto forte. Come quella di Branko, un giovane Rom, che grazie all'aiuto dei volontari di Sant'Egidio si è inserito nel mondo del lavoro. O quella di Sara e Salvatore che hanno dato vita alla "Tenda di Abramo", per l'accoglienza di mamme e bambini in difficoltà. O quella di Nassima e Marco, musulmana lei, cattolico lui, che dal movimento "Gente di pace" hanno imparato a rispettare le reciproche differenze. Alla crisi i cristiani rispondono con due progetti già in atto: l'economia di comunione (aziende in rete che destinano un terzo degli utili ai poveri) e Fidelis (un criterio di valutazione etica delle aziende quotate in borsa per far conoscere un business alternativo). Modi diversi ma convergenti per dire sì alla solidarietà, alla famiglia e al futuro.


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