«Genova è la speranza per noi e Abdul»

Sono ospiti presso la chiesa dell'Annunziata. Il bambino sarà curato al Gaslini
È la prima famiglia siriana arrivata grazie ai "corridoi umanitari" di Sant`Egidio

IL SORRISO e le prime parole di Abdul, dieci anni, davanti alla chiesa dell'Annunziata, segnano la fine di un incubo vissuto tra la Siria e il Libano. «Ciao a tutti!», ride agitando la mano, in braccio al padre, esibendo le prime parole d'italiano. E un gruppo di volontari di Sant'Egidio che è già lì per lui, in attesa, scoppia in una risata e in un applauso.
Un "corridoio" fino a Genova Il piccolo Siriano, costretto su una carrozzina da un grave idrocefalo che lo ha accompagnato fin dalla nascita, è l'apripista di un percorso della speranza che adesso vede anche Genova come punto d'arrivo.
Il suo arrivo segna il coinvolgimento della Liguria nel progetto dei "corridoi umanitari" di SantEgidio; quelli che gli italiani hanno imparato a conoscere quando papa Francesco ha portato con sé in Vaticano dodici rifugiati siriani.
'«Il Papa ha dato visibilità, con un viaggio eccezionale, al progetto che Sant'Egidio ha già avviato insieme al ministero degli Esteri, la Federazione delle Chiese evangeliche e la Tavola Valdese», aveva spiegato il fondatore di Sant'`Egidio, Andrea Riccardi, a Genova a metà dello scorso aprile. Obiettivo: concedere l'opportunità dell'ingresso legale in Italia a persone in pericolo, vittime di persecuzioni, famiglie con bambini, anziani, malati, disabili. «Grazie a questo piano, mille persone arriveranno in Italia con lo status di "richiedenti asilo" senza rischiare la vita sui barconi».
Lacrime di speranza Ieri pomeriggio, sono da poco passate le 18, il piccolo siriano arriva in piazza della Nunziata dove troverà un alloggio provvisorio con la sua famiglia, mamma Rima e papà Khaled, 33 anni, al termine di un viaggio di migliaia di chilometri.
La famiglia viveva a Homs, città siriana da 800.000 abitanti, ricordata nei libri di storia per una grande battaglia tra i romani e la regina Zenobia che aveva creato un regno indipendente a Palmira. Adesso, ciò che resta dei ruderi di Palmira strappati all'Isis è il simbolo di una guerra folle che non ha più confini e Homs è una città martire.
«Il nostro quartiere era devastato da continui bombardamenti - racconta papà Khaled - allora c'eravamo spostati in un'altra zona della città, ma la distruzione è arrivata anche lì». Inseguiti dalla guerra, erano arrivati in Libano, dove sono rimasti a lungo in un campo profughi. Lì sono entrati in contatto con Sant'Egidio. Adesso, per loro, Genova e l'Italia sono il luogo dove poter garantire le cure migliori al piccolo Abdul che al suo paese non ha mai potuto frequentare una scuola e ha già affrontato un intervento, ma ha assolutamente bisogno di cure specialistiche per sperare di tornare a camminare.
Davanti alla chiesa dell'Annunziata, circondata dall'abbraccio dei suoi nuovi amici che le mettono in mano anche un mazzo di fiori, mamma Rima sembra una sposa. E quella che sta per iniziare è davvero una nuova vita. Il suo più grande desiderio? «Sogno solo che mio figlio possa tornare a camminare». E si asciuga una lacrima, ma è la prima lacrima di speranza.


[ Bruno Viani ]