Inclusiva e solidale, ripensare la città partendo dai poveri

Quartieri, famiglie in difficoltà, anziani, immigrati e giovani la sfida-responsabilità è ricostruire prossimità tra cittadini. Ripensare la città per vivere insieme. Questo il sottotitolo del libro "Un'idea per Padova" curato da Mirko Sossai e promosso dalla Comunità di Sant'Egidio. In occasione della pubblicazione, mercoledì al Caffé Pedrocchi (Sala Rossini, ore 9.15) il tema del futuro della città sarà al centro di un convegno che vedrà due momenti di approfondimento

Padova negli ultimi anni è così cambiata che le "mappe" di ieri non sembrano più capaci di leggere la realtà. Ma la soluzione non può essere la chiusura, se lo scenario del mondo è sempre più globale. Padova non può ritirarsi in un angolo, impaurita e vittimista.
Servono pensieri lunghi, capaci di guardare lontano. Eppure, troppo poco si ragiona insieme sulla città di oggi e di domani. Manca una visione di futuro. La Comunità di 
Sant`'Egidio ha da tempo promosso un itinerario di dialogo e confronto sul presente e sul futuro della città. In questo libro voci autorevoli della società padovana si interrogano sulle trasformazioni e sulle sfide che attraversano il tessuto urbano. Emergono le condizioni delle periferie, le difficoltà delle famiglie, la situazione degli anziani, l'integrazione degli immigrati, le domande dei giovani. Ma anche le aspettative, le speranze, le energie, le prospettive di futuro di una città. Andrea Riccardi ha scritto che "la città del XXI secolo è sempre meno una comunità di destino. Anzi, mentre una parte di essa viene assorbita nei flussi globali e procede sulla via dell'intemazionalizzazione, un'altra resta ai margini e fuori dai circuiti di integrazione, se non sprofonda in una condizione di isolamento". Un'idea per Padova solleva una domanda: qual è la vocazione di Padova? E un interrogativo che si ricollega a un desiderio condiviso da tutti gli abitanti: una città in cui si viva non gli uni contro gli altri, non gli uni separati dagli altri, ma tutti insieme, in pace. Occorre apprendere l'arte del convivere. C'è bisogno di un nuovo sguardo sulla città.
La proposta della Comunità di 
Sant'Egidio è di partire dai poveri. Non si tratta di un criterio di esclusione, conflittuale, rivendicativo. Partire dai poveri, al contrario, è un criterio inclusivo. Permette di comprendere più in profondità le domande, i problemi, ma anche le aspettative, le speranze, le prospettive di futuro di una città. Partire dai poveri è un criterio di universalità, è garanzia che nessuno sia escluso. Attraverso questo rovesciamento di prospettiva, anche domande che sembrano a prima vista inconciliabili tra loro - si pensi al tema dell'accoglienza dei migranti in un tempo di crisi economica - trovano soluzioni concrete possibili. Se si guarda la città secondo una prospettiva più larga, non si può non tener conto, ad esempio, del processo di invecchiamento della società. Così, l'arrivo dall'estero di nuovi cittadini diventa parte della soluzione, non del problema: gli immigrati sono una risorsa importante per il sistema economico, fiscale e persino previdenziale. D'altro canto, più della metà degli immigrati sono già entrati nelle case delle famiglie italiane, perché hanno lavorato con gli anziani, i bambini, i disabili.
Nei Sermoni di 
Sant'Antonio colpisce la continua presenza dei poveri. Vi si legge "Il tuo cielo sia il povero: in lui riponi il tuo tesoro, affinché in lui sia sempre il tuo cuore". È una indicazione per i cristiani, ma è anche una indicazione per la città. Infatti è questa una tradizione che ha radicato nell'identità stessa di Padova un tratto solidale, accogliente e al contempo universale, che giunge sino a noi. Il Santo, emblema della nostra città, rappresenta una coscienza collettiva di una città aperta al mondo, come ha scritto Enzo Pace. Dunque, le ricchezze di memoria e tradizioni della città si legano strettamente alla ricerca di una visione, anche ambiziosa, della città del futuro.
Una sfida e una responsabilità: lavorare all'arte dell`incontro per fare della città-mondo una città umana, solidale, amica dei poveri e amica della pace. Ricostruire prossimità tra gli abitanti è la risposta che noi possiamo dare a una città che ha perduto il suo centro. Se sapremo costruire una città dei poveri e per i poveri, costruiremo la città di tutti e per tutti. Di questo ha bisogno Padova per essere attrattiva, perché solidale, non impaurita, per ritrovare la sua anima. Di questo abbiamo bisogno noi per consegnare una città bella alle generazioni che verranno.


[ Mirko Sossai ]