Un libro che merita attenzione, perché pubblica un dialogo in cui il cardinale Bergoglio è coinvolto con il rabbino Abraham Skorka e il pastore Marcelo Figueroa. Non è un testo banale o d'occasione, ma un dialogo che dura nel tempo, interrotto dall'elezione dell'arcivescovo di Buenos Aires come successore di Benedetto XVI.
È una modalità di riflessione che Bergoglio ama e che ha sperimentato negli ultimi anni della sua vita a Buenos Aires. Si tratta di un intreccio di dialogo interreligioso e di dialogo ecumenico. Una conversazione tra credenti, animata da una crescente amicizia. Questo è il vero dialogo tra credenti, più che le forme ufficiali e accademiche.
"Amicizia" è la parola chiave nel rapporto tra Jorge Bergoglio e le persone di tradizione religiosa differente, tanto lontano dai canoni dell'ufficialità e della diplomazia ecclesiastica. Dialogo è amicizia tra persone che hanno un'identità differente; non è confusione irenista in cui tutti sono d'accordo su tutto.
Papa Francesco, visitando la Comunità di Sant'Egidio a Roma il 15 giugno 2014, ha detto: «Occorre più preghiera e più dialogo: questo è necessario.  Il mondo soffoca senza dialogo. Ma il dialogo è possibile soltanto a partire dalla propria identità. Io non posso far finta di avere un'altra identità per dialogare. Io sono con questa identità, ma dialogo, perché sono persona, perché sono uomo, sono donna e l'uomo e la donna hanno questa possibilità di dialogare senza negoziare la propria identità».
È un libro che aiuta a riflettere sul senso della vita attorno a trentuno grandi tematiche: la solidarietà, la preghiera, la sessualità, l'amore, la violenza, il fanatismo, la verità... fino alla famiglia. Non si tratta di una lezione che cade dall'alto o di un itinerario tracciato da un maestro, bensì di una ricerca vera, condotta da personalità con storie differenti, che lascia, quasi, uno spazio al lettore perché s'inserisca anche lui nella ricerca.
Dice il cardinal Bergoglio: «...la verità non la puoi comprare confezionata, ma presuppone un cammino verso l'incontro... Dio mette un tesoro nelle nostre mani, nel nostro cuore e nella nostra mente... Allora, cercare e trovare il senso della vita vuol dire osare e avere coraggio». Le parole di un "esperto di umanità" in dialogo con una personalità ricca come il rabbino Skorka, la cui sapienza è fatta di studio della Bibbia e di esperienza umana, e il pastore Figueroa, un originale leader protestante, direttore per venticinque anni della Società Biblica Argentina.
Uomini diversi, convinti che la vita abbia un senso e cercarlo comporta la necessità di uscire dalla propria solitudine. Bergoglio afferma con convinzione: «Dio ci salva dalla solitudine». Figueroa aggiunge: «Oggigiorno, uno dei grandi paradossi della comunicazione è che uno crede di avere centinaia di amici che, in realtà, sono solo contatti». Si può credere di dialogare con amici, stando ore di fronte al computer, «senza rendersi conto della profondità della propria solitudine». Infatti la donna e l'uomo della società globale stanno in mezzo alla gente, ma sono soli e non sanno come porsi le grandi domande della vita (e non sanno a chi porle).
«Per ascoltare - dice Bergoglio - bisogna avere il cuore aperto a ricevere ciò che l'altro ha da dirmi, oltre al coraggio e alla parresía [franchezza] sufficienti a rispondere secondo quello che uno sente; a partire da quel momento si stabilisce un dialogo rispettoso». Anche gli uomini e le donne di religione si debbono aprire al dialogo, altrimenti si chiudono sicuri nelle loro convinzioni: è quell'atteggiamento che Bergoglio chiama «autoreferenzialità», che può giungere pure al fanatismo... che prospera nel vuoto di senso maturo della vita e di esperienza di dialogo con l'altro.
Un dialogo in cui non c'è una lezione di religione austera, ma una testimonianza di ricerca della felicità. Con saggezza, il rabbino Skorka afferma: «Credo che chi cerca follemente la felicità ha perso la dimensione della semplicità». E Bergoglio aggiunge: «La vita non si può truccare, è come viene e bisogna prenderla per come viene». La felicità non è la ricerca dell'impossibile, eppure è decisiva, perché, conclude Figueroa, «ha molto a che vedere col Signore».
La vera felicità è difficile in «un mondo che, in generale, si trova disperato e disincantato - dice Bergoglio - per questo gli uomini fabbricano "speranze"... per alienarsi». Figueroa sottolinea: «La fede può contribuire a uscire da questa immediatezza, da quest'assenza di speranza». Felice è quell'uomo che cerca con speranza il senso della sua vita e si apre al dialogo e alla solidarietà. Bergoglio, Figueroa e Skorka mostrano come il dialogo tra le religioni arricchisca la vita e le stesse comunità religiose a cui si appartiene. Il vero credente e l'uomo in ricerca sono sempre discepoli della vera sapienza.