Piccoli calciatori in campo, oggi al Seminario Maggiore, per un minitorneo tutto particolare: a sfidarsi per le «qualificazioni finali» di domenica prossima saranno infatti i bambini rom che vivono nei campi Salone, Roma River, Montemario e Rocca Cencia. Ma la vera sfida da vincere, in realtà, è quella che dal 22 settembre e fino al 7 ottobre si sono impegnati a portare avanti 14 seminaristi del Maggiore che, in collaborazione con la Migrantes diocesana, anche quest'anno hanno deciso di avvicinare e coinvolgere due realtà ancora troppo distanti: rom e «popolo non rom». «All'inizio della missione - racconta don Paolo Lojudice, direttore spirituale del Seminario Maggiore - prendiamo i contatti nei vari campi e organizziamo diverse iniziative, come allenamenti e attività di carattere di teatrale.
Abbiamo intenzione di allestire un spettacolo che sarà rappresentato nell'ambito di una festa più grande, che si terrà nella parrocchia dei Santi Crisante e Daria», dove tra l'altro, contemporaneamente a questa iniziativa, alcuni seminaristi stanno animando le attività della comunità. Una missione, dunque, che inizia nei campi rom ma si articola poi nelle parrocchie più vicine. «In questi giorni - continua don Paolo cerchiamo di accompagnarli in un percorso di preparazione e di conoscenza per avvicinarli alle attività parrocchiali. Ogni nostro incontro è sempre preceduto da una riflessione insieme, e da una preghiera. I bambini musulmani, per esempio, recitano una preghiera nella nostra lingua. Mentre alcune coppie hanno chiesto di poter battezzare i loro bimbi. E noi lo faremo in parrocchia».
Per promuovere la conoscenza della cultura rom, il pomeriggio di martedì 25 è stato dedicato alla presentazione del libro di don Vincenzo de Florio «Mi basta che tu mi vuoi bene. Il mio viaggio con i rom» (box in questa pagina). Numerose le occasioni di incontro fuori dai campi rom: ieri mattina, per esempio, diverse famiglie e tanti bambini sono stati in pellegrinaggio al Divino Amore. All'iniziativa missionaria stanno partecipando anche una quindicina di volontari laici. «Lo scopo della missione del Maggiore è in sostanza quello di esserci, di rendere il Vangelo più vivo che letto chiosa il direttore -. Purtroppo gli adulti rom non sanno né leggere né scrivere.
E così il Vangelo cerchiamo di portarlo attraverso una nostra presenza fisica». Che tra l'altro, aggiunge poi, «è fatta di cose concrete: preparare da mangiare, portarli dal medico, dare del sostegno per i compiti. Finita la missione però non si riesce a continuare a seguire questi gruppi in maniera sistematica. Ecco perché vorremmo creare delle reti territoriali di volontari», prosegue il sacerdote, mentre è alle prese con cinque fratellini romeni, costretti a dormire in macchina insieme ai genitori e alla ricerca di un posto dove stare. Intanto i seminaristi coinvolti nella missione con i bambini sembrano instancabili. «Vogliamo andare a scoprire e cercare il volto di Cristo nelle situazioni di disagio - racconta Michele Ferretti, 29 anni - . E un'esperienza di carità forte e di condivisione nella semplicità. Facciamo conoscere Gesù e nello stesso lo cerchiamo in loro, gli ultimi».
Il Ricordo
La celebrazione per monsignor Nicolini
«Voi nella Chiesa non siete ai margini ma, sotto certi aspetti, voi siete al centro, siete nel cuore». Era il 26 settembre del 1965 e con queste parole Paolo VI si rivolgeva ai nomadi, nello storico incontro al Campo Internazionale degli Zingari a Pomezia. A quarantasette anni di distanza, nello stesso giorno, si è voluto ricordare un grande amico dei rom e dei sinti scomparso di recente: don Bruno Nicolini, chiamato proprio da Papa Montini a Roma da da Bolzano per occuparsi della pastorale dei rom. Una data storica, dunque, così come il luogo scelto per la celebrazione: la chiesa all'aperto dedicata al Beato Zefirino, primo beato gitano, per la cui realizzazione al Divino Amore tanto si diede da fare don Nicolini. «L'amore per la Chiesa e per il Vangelo hanno fatto sì che don Bruno spendesse la sua vita nell'amore per i rom e i sinti», ha sottolineato il vescovo ausiliare Matteo Zuppi, che ha presieduto la cerimonia. Tra i concelebranti, anche il direttore della Caritas diocesana monsignor Enrico Feroci, che ha ricordato «l'affetto di don Bruno per la Vergine Maria»; il direttore dell'Ufficio Migrantes della diocesi di Roma, monsignor Pierpaolo Felicolo; il direttore spirituale del Seminario Maggiore, don Paolo Lojudice. La liturgia è stata animata dal coro della Comunità di Sant'Egidio, da sempre vicina ai nomadi. Ce n'erano più di centocinquanta, mercoledì scorso, a pregare per il «loro» sacerdote, per il quale è stato recitato l'Eterno riposo sia in italiano che in romànesc.
Giulia Rocchi