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13 Novembre 2012

Una forza che trasforma la società

 
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«Esco ringiovanito e rafforzato da questa visita agli anziani. Anche nella vecchiaia la vita può essere bella». Era visibilmente felice Benedetto xvi quando si è congedato, lunedì mattina 12 novembre, dagli ospiti della casa famiglia romana gestita dalla comunità di Sant'Egidio. Ha voluto incontrarli per vivere con loro un momento ci questo anno dedicato dall'Europa all'invecchiamento attivo e alla solidarietà tra le generazioni. Con un breve discorso improvvisato prima di rientrare in Vaticano, il Papa ha ricordato il lavoro dei volontari, definendoli «angeli visibili che rendono l'orizzonte più vasto.

Per me - ha spiegato - è stata un'esperienza meravigliosa vedere lo spirito del Signore che apre gli occhi per gli altri e crea amore tra le generazioni, tra poveri e ricchi tra i formati dalla cultura e i meno formati. Si vede Gesù presente ed efficiente in questo modo. Speriamo - ha auspicato - che questa forza si estenda e trasformi la società». Nell'atmosfera serena e familiare della struttura al Gianicolo, il Pontefice ha incontrato uomini e donne soli, ammalati, abbandonati persino dalla famiglia, o con problemi economici e altre difficoltà, ma che hanno ritrovato nuove amicizie e con esse la speranza e la voglia di vivere.

Ha potuto così conoscerne le storie personali e incoraggiarli, come aveva fatto nell'aprile 2008, pregando nella basilica di San Bartolomeo dedicata ai nuovi martiri, nel dicembre 2009 pranzando con i poveri assistiti nella mensa di via Dandolo e nel marzo dello stesso anno elogiando in Camerun il programma Dream per la lotta all'Aids. Oggi a Roma il servizio alla terza età raggiunge 18.000 individui, seguiti da circa 800 volontari di Sant'Egidio. Questi ultimi sono soprattutto i più giovani membri della comunità, attraverso un meccanismo di solidarietà intergenerazionale, fatta di visite e di incontri a domicilio - aiutare gli anziani a vivere a casa propria è infatti una priorità - o negli istituti di ricovero o nelle strutture gestite direttamente da Sant'Egidio, tra le quali si distinguono esperienze di cohousing, che hanno dato vita a un modello articolato di risposta ai bisogni abitativi di questa fascia di popolazione: convivenze di anziani, condomini protetti, case-famiglia.

Inaugurata nel gennaio 2009, la dimora «Viva gli Anziani» ospita attualmente 28 persone, in una tipologia che combina proprio l'idea della casa-famiglia - senza barriere architettoniche e con ausili per chi ha ridotta autonomia - con i condomini protetti, palazzine con mini-appartamenti di circa 50 metri quadri, per una o due persone autosufficienti ma con una fragilità dal punto di vista abitativo. In tal modo anche queste ultime possono avere, oltre agli altri servizi, un collegamento permanente con gli operatori della casa famiglia presenti ventiquattr'ore su ventiquattro. 

Man mano che il presidente della comunità, Marco Impagliazzo, e il fondatore, Andrea Riccardi, oggi ministro del Governo italiano gli presentavano gli ospiti, il Papa ne ascoltava le storie: particolarmente toccanti quelle di due uomini ammalatisi dopo una vita di duro lavoro, di due donne centenarie - Attilia e Maria, artista trasteverina che suonava la batteria sulle navi da crociera - di una novantottenne conterranea di Giovanni XXIII, di un sud-sudanese con una vita avventurosa e quelle di attive pensionate volontarie tra i coetanei o che reclutano giovani nelle scuole per il servizio alla terza età.

Benedetto XVI era giunto in automobile verso le 11.15 davanti alla palazzina di via Nicola Fabrízi addobbata con gerani rossi. Ad accoglierlo il calore di molti romani assiepati dietro le transenne. Lo accompagnavano l'arcivescovo Harvey, prefetto della Casa pontificia, padre Sapienza, reggente della prefettura, i monsignori Ganswein, segretario particolare, e il medico personale Polisca. A dar loro il benvenuto anche alcuni vescovi legati a Sant'Egidio. Varcato il portone d'accesso, il Pontefice ha salutato il consiglio di presidenza della comunità, quindi è entrato nel mini-appartamento che ospita una coppia di coniugi profughi da Haiti, scampati al tragico terremoto del gennaio 2010.

Salito in ascensore al terzo piano, ha poi  visitato le sei stanze della casa-famiglia, guidato dalla responsabile Cristina Marazzi. Tra scambi di battute e gesti d'affetto si è intrattenuto a lungo con ospiti e volontari, prima di scendere al secondo piano, dove ha posato per una foto ricordo con i giovani della comunità che si dedicano al servizio agli anziani. Quindi è uscito nel giardino per ricevere il caloroso abbraccio degli ospiti autosufficienti e dei membri della comunità. Sotto il grande striscione azzurro che recava la scritta «Sant'Egidio ringrazia Papa  Benedetto», il presidente Impagliazzo ha presentato al Pontefice la casa del Gianicolo come «luogo di speranza», dove trovano ospitalità quanti non possono più vivere a casa propria «per la poca autonomia, la perdita di alloggio, i conflitti familiari, la povertà»; uno spazio in cui - ha aggiunto - «giovani e anziani uniti insieme ricreano un clima familiare»; una struttura, ha detto ancora «frutto di un sogno», in cui gli stessi «anziani sognano e i giovani hanno visioni di vita»; una realtà scaturita dalla fede - ha concluso - che «smuove intelligenze, esistenze e anche politiche, per costruire un mondo più accogliente».

Commovente il saluto di Enrichetta, novantunenne, che da anziana ha «imparato ad amare il prossimo e a difendere la vita», diventando nonna, oltre che dei propri nipoti, anche di tanti bambini, soprattutto dei piccoli nomadi che fino a poco fa vivevano nel grande campo di Tor de' Cenci. «Prego il Signore - ha confidato - perché non mi faccia perdere la memoria, per ricordarmi così di tutti nelle mie  preghiere. Prego sempre per lei - ha assicurato al Papa - perché possa dare tanta speranza a questo nostro mondo». Il Pontefice ha risposto con un abbraccio e pronunciando il suo discorso, più volte interrotto dagli applausi. Infine, dopo aver preso un tè in una delle stanze e ricevuto alcuni doni - tra i quali un'icona raffigurante il suo predecessore Giovanni Paolo il - Benedetto xvi è ridisceso al piano terra, dove ha scoperto la targa commemorativa della visita. 


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