Un «fatto provvidenziale, una benedizione». Per Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio,«questo evento assume un grande significato ecclesiale e spirituale, per le migliaia di membri di Sant'Egidio presenti in piazza San Pietro da Roma, delle regioni italiane e da vari Paesi europei». È infatti «il primo momento per ascoltare direttamente la parola di Francesco e per pregare con lui in comunione con tutta la Chiesa». «In molti ricordano con gioia e gratitudine le veglie di Pentecoste del 1998 con Giovanni Paolo II e del 2006 con Benedetto XVI», dice Impagliazzo sottolineando che la preparazione a questo incontro «è stata segnata dalle parole e dai gesti di papa Francesco». «Parole e gesti - osserva - che hanno toccato il cuore di molti, hanno acceso speranze e sogni per il futuro.
Il Papa invita con insistenza a uscire da se stessi e ad andare verso le periferie umane ed esistenziali, a non lasciarsi rubare la speranza, a farsi vicini ai poveri». Sono «prospettive spirituali» che, spiega Impagliazzo, «interrogano la vita cristiana di tutti e che a Sant'Egidio abbiamo sentito con particolare intensità».«Lincontro con il povero, infatti, è al cuore della nostra vocazione. I poveri sono una domanda alla fede dei cristiani in questo tempo di globalizzazione, che pone tutti in una prossimità anche con chi è lontano. L'ascolto del Vangelo e la preghiera sostengono l'amore verso i poveri che per noi costituisce un punto decisivo dell'essere cristiani», afferma il presidente di Sant'Egidio secondo il quale «la veglia di Pentecoste aiuterà ad aprire i cuori allo Spirito Santo perché aumenti la nostra fede,guidi e rafforzi la comunicazione del Vangelo delle nostre comunità, l'amore per i poveri e l'amicizia verso tutti fino alle periferie del mondo».
(S.Car,)
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