MANILA. Dopo quattro decenni di guerriglia, 17 anni di negoziati e 120mila morti è arrivato un accordo tra il governo filippino e i ribelli del "Fronte islamico di liberazione Moro". Ieri la firma che potrebbe davvero portare una pace duratura a Mindanao, l'isola nel Sud dell'arcipelago dove la minoranza musulmana rivendica da sempre le proprie aspirazioni separatiste. Con una cerimonia al palazzo presidenziale di Manila alla quale hanno partecipato 500 esponenti del Fronte, il presidente Benigno Aquino e il leader del gruppo ribelle Murad Ebrahim hanno siglato l'intesa per l'istituzione entro il 2016 di un'entità regionale chiamata "Bangsamoro" ( che rimpiazza un'altra regione autonoma rimasta incompiuta), su parte dell'isola di Mindanao e con un territorio che copre il'10 per cento dell'arcipelago.
In cambio di maggiori poteri che comprendono una propria forza di polizia, un Parlamento regionale e una parziale autonomia fiscale - il Milf si impegna a disarmare i suoi oltre 10 mila uomini, passando in sostanza dalla guerriglia alla politica e abbandonando le richieste indipendentiste. Le trattative si sono svolte con la mediazione della Malaysia e la presenza di un gruppo di contatto di quattro organizzazioni internazionali, tra cui la Comunità di Sant'Egidio. La firma arriva a quasi tre anni di distanza da uno storico - e all'epoca controverso- incontro tra Aquino e Murad, quando il presidente volò in Giappone per discutere faccia a faccia con il leader del più organizzato gruppo separatista: il rapporto di fiducia tra i due costruito a partire da quell'occasione è stato fondamentale per sostenere le trattative.