Quando arriva in piazza Santa Maria in Trastevere ha appena smesso di diluviare. Poi riprenderà, ma finirà giusto in tempo per permettergli di percorrere a piedi il tragitto fino alla macchina, stringendo mani, accarezzando bambini, anziani e disabili, sorridendo e assaggiando del matè «così così», come fa capire con un gesto eloquente a chi glielo offre. Papa Francesco ha visitato ieri la Comunità di Sant'Egidio a Trastevere, con l'immancabile moltitudine (le stime parlano di 10 mila persone) di fedeli e pellegrini a attenderlo.
Dopo il suo ingresso nella basilica «casa» della Comunità, in molti hanno ceduto al diluvio, ma in tantissimi sono rimasti a seguire la cerimonia dai maxischermi montati per l'occasione, sotto gli ombrelli. «Tra voi si confonde chi aiuta e chi è aiutato. Chi è il protagonista? Tutti e due, o meglio l'abbraccio », ha detto Francesco, dopo aver ascoltato le testimonianze degli appartenenti alla Comunità, come la novantenne Irma, che lo ha ringraziato «per i molti discorsi in difesa degli anziani ». Ma c'erano stati anche Branko, ex nomade «discriminato da piccolo e ora felice di essere stato battezzato e cresimato e di avere una famiglia, una casa e un posto di lavoro come cameriere », la dodicenne Francesca e tanti altri. Poveri, migranti, disabili, anziani, disoccupati, senzatetto: la «famiglia» di Sant'Egidio, come l'ha definita davanti al Papa Andrea Riccardi, fondatore della Comunità. «Per mantenere l'equilibrio dell'economia mondiale - ha spiegato Francesco - si scartano i bambini. E si scartano gli anziani con una forma di eutanasia nascosta: quello che non serve e non produce, allora si scarta. Oggi è così grande la crisi che si scartano anche i giovani, in quest'Europa stanca».
Intanto sulla piazza ascoltano attentamente le sue parole anche Sue Ellen, di Ostia, un sorriso contagioso e due bambine: «Sono cresciuta qui, quando c'era la casa famiglia. E ho solo ricordi splendidi. Ora aiuto chi posso, sempre attraverso la Comunità ». La nigeriana Bose, abito bianco lungo e ricamato e turbante verde, grazie a Sant'Egidio è diventata mediatrice culturale a Rebibbia: «All'inizio non volevo studiare - sorride - ma loro mi hanno "costretto"». E Zeinab, somala musulmana, oggi infermiera: «Qui capisci che c'è sempre qualcuno che sta peggio di te, qualcuno che puoi aiutare, non importa la tua religione e quello che sai fare». Antonia, filippina: «E' come una calamita, quando arrivi non vai più via». Su un piccolo palco montato dietro la basilica arrivano canti e musica, il Papa va via, ma la festa continua. Sorridono anche le ospiti della lungodegenza del Nomentana Hospital, anziani e in carrozzina: «Siamo venute da Fontenuova per lui, ci dà speranza, una grande forza».