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27 Luglio 2014

L'avanzata Dell'Isil

Ninive, l'ultimo rifugio. Qui il nemico si chiama colera

Via da Mosul i cristiani cercano un riparo dove, però, c'è poca acqua e rischio epidemie

 
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La piana di Ninive è l'ultimo rifugio dei cristiani che fuggono da Mosul, ormai in mano alle milizie islamiche dell'Isil. L'ordine dei guerriglieri del nuovo Califfato dell'Iraq non ammette condizioni: o abbracciare l'islam o lasciare tutto e andarsene. L'unica via è quella che punta verso il Kurdistan e passa appunto dalla piana di Ninive. La maggior parte dei profughi cristiani si ferma a Karakosh dove i guerriglieri curdi pergamena, che rispondono al Governo autonomo del Kurdistan iracheno, hanno respinto due settimane fa l'attacco delle truppe dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante, l'Isil appunto. In città si vedono ancora i segni della battaglia. I peshmerga hanno protetto Karakosh, che è la più grande città cristiana della piana di Ninive. Senza di loro i miliziani del neo-Califfato avrebbero dilagato nella piana dove ci sono molti villaggi cristiani e dove vive oltre la metà dei cristiani iracheni (circa 200 mila) rimasti nel Paese. 


L'INIZIATIVA DIPLOMATICA. Un mese e mezzo fa la Comunità di Sant'Egidio aveva accolto a Roma il presidente del Consiglio di Ninive, il curdo Bashar Al- Kiki e l'unico deputato cristiano dello stesso Consiglio, il siro-cattolico Anwar Hadaya per incoraggiare il progetto di una provincia pacificata in cui tutte le minoranze, a partire dai cristiani, potessero vivere e svilupparsi. Il progetto era sostenuto soprattutto dall'Assyrian democratic movement, che raggruppa una serie di sigle politiche di matrice cristiana, e aveva avuto anche l'appoggio delle comunità cristiane irachene in esilio negli Stati Uniti. La provincia di Ninive è la seconda più grande del Paese dopo Baghdad e per la nuova Costituzione federale gode di una certa autonomia, anche se ancora molti poteri previsti dalla Costituzione irachena sono solo sulla carta. L'avanzata dell'Isil dalla Siria e l'instabilità del Governo di Baghdad sta mettendo tutto a serio rischio. Un grosso problema è quello idricoe dell'elettricità. Grazie a un accordo recente negoziato dal Consiglio di Ninive, la piana può avere la corrente elettrica dal Kurdistan per alcune ore al giorno. Ma il problema dell'acqua resta serio e c'è la necessità di scavare nuovi pozzi per permettere ai villaggi di avere l'acqua. Altrettanto drammatico è il problema sanitario poiché all'ospedale generale di Karakosh e nei centri sanitari sparsi nei villaggi scarseggiano i medicinali e i medici non riescono a far fronte alle richieste sanitarie. I pozzi e gli acquedotti erano stati bombardati anche dall'aviazione irachena per contrastare l'avanzata dell'Isil. Secondo Yunes Ramadan, capo del complesso sanitario di Telkaiff, che comprende la zona dei villaggi cristiani, il rischio di epidemie, soprattutto di colera, è elevato. "


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