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Avvenire - Ed. Lazio Sette

22 Settembre 2014

Veglia ecumenica per i migranti vittime del mare

 
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Una veglia di preghiera ecumenica in memoria delle vittime del mare, dei tanti migranti morti mentre cercavano di raggiungere le nostre coste in fuga da guerre e persecuzioni, oppure alla ricerca di un futuro di speranza. È l'iniziativa promossa dalla Comunità di Sant'Egidio e dalla Diocesi di CivitavecchiaTarquinia in programma giovedì prossimo, 25 settembre, alle ore 18, presso la Parrocchia dei Santi Martiri Giapponesi di Civitavecchia. La celebrazione, "Morire di Speranza", sarà presieduta dal vescovo Luigi Marrucci e vedrà la partecipazione dei ministri di culto delle Chiese Battista, Luterana e Ortodossa presenti a Civitavecchia. Al termine della preghiera si svolgerà una processione verso il mare dove verrà deposta una corona di fiori in ricordo di coloro che hanno perso la vita per cercare la salvezza e un futuro migliore.
«Pregare per questi uomini e queste donne vuol dire accendere i riflettori su una situazione che va sempre più aggravandosi», spiega Massimo Magnano, responsabile della Comunità di Sant'Egidio nella Diocesi. Per Magnano «dimenticare, rimuovere, rassegnarsi alla normalità delle tragedie dell'immigrazione vuol dire lasciare morire ancora una volta le vittime in viaggio verso l'Europa, le vittime della speranza. Per questo desideriamo che l'iniziativa sia un momento di integrazione e di solidarietà invitando a pregare insieme le diverse comunità nazionali e religiose presenti a Civitavecchia». La Veglia di preghiera è promossa per non dimenticare la speranza di tante persone e la sofferenza di chi cerca rifugio, per non rassegnarsi alle tragedie ma impegnarsi per un mondo più umano e giusto.
Secondo i dati diffusi dall'Alto Commissariato Onu per i Rifugiati, nel corso dell'ultimo anno, più di 2.500 persone sono morte o scomparse in mare, oltre 2.200 delle quali solo dall'inizio di giugno. Si stima che negli ultimi 15 anni 25.000 persone, di cui molte donne e bambini, siano morte per naufragio o per stenti durante la traversata. Ad affrontare i pericoli del viaggio sono spesso profughi che avrebbero diritto a chiedere misure di protezione previste dal diritto internazionale e disciplinate dal sistema giuridico dell'asilo. Nel 2013 sono stati 42.215 i profughi approdati vivi in Italia; oltre 100 mila quelli arrivati finora nel 2014, dei quali il maggior numero provenienti da Siria, Eritrea, Somalia, Afghanistan, Nigeria, Mali, Sudan. Sono uomini e donne in fuga dalla fame, dalla guerra; esseri umani talmente disperati da rischiare di mettere a repentaglio la vita pur di arrivare alle soglie della salvezza che l'Europa rappresenta. Di molti purtroppo non si hanno più notizie.
La preghiera "Morire di Speranza" è nata pensando a ciascuno di loro. Anche una sola di queste vite perse in mare in un viaggio di dolore e disperazione è una sconfitta per tutti che non può e non deve lasciare indifferenti.


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